E’ risaputo che per programmare il rilancio del comparto ovicaprino e uscire dalla crisi sono necessari dati trasparenti e reali, altrimenti è come navigare a vista e non si arriva da nessuna parte. Ma ormai questo ritornello lo hanno imparato anche i muri.

La stessa Oilos – che potrebbe rappresentare, a patto che tutti i componenti ci credano davvero, la soluzione per avviare un processo di riorganizzazione e ammodernamento della filiera lattiero-casearia, e lo strumento adeguato per governare il settore – affinché funzioni necessita di dati trasparenti perché non si può governare il settore se non si hanno dati chiari, con un organismo indipendente che li ottiene e li certifica. Questo vuol dire che tutti i componenti dovranno mettere sul tavolo i dati di propria competenza. Se questo non avviene significa depotenziare l’Organizzazione Interprofessionale, non farla funzionare.

Ad oggi manca l’obbligo di certificare il conferimento della produzione, già vigente per il latte vaccino. Occorre una ulteriore pressione politica affinchè il ministero emani subito il decreto attuativo dell’art. 151 del Regolamento (UE) n. 1308/2013, che rende obbligatoria la comunicazione mensile da parte dei soggetti acquirenti dei quantitativi di latte crudo acquistato. Questo sarebbe un buon punto di partenza.

Per uscire dalla crisi, oltre a questo è necessario programmare le produzioni di Pecorino Romano dal quale dipendono le sorti del comparto. Il 23 marzo scorso il presidente del Consorzio del Pecorino Romano ha dichiarato che solo 8 soci su 40 avevano aderito al programma di autoregolamentazione produttiva. C’è da auspicare che il dato ad oggi sia diverso altrimenti è chiaro che c’è qualcuno che questa situazione di crisi non la vuole risolvere, anzi la cavalca e ci specula.