Categories: Archivio, Pol. Agricole

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In una fase in cui tutti i sistemi di rappresentanza sono impegnati a ripensare la propria collocazione, Agrinsieme conferma e rafforza una comunanza di intenti e di lavoro tra soggetti che rappresentano l’intera filiera e che vogliono trovare nuovi modelli di sviluppo rispetto alle sfide del mercato: dalla produzione alla trasformazione, alla fase commerciale.
 
Agrinsieme, costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare, rappresenta:
 
oltre i 2/3 delle aziende agricole;
il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata;
oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.
 
Va sottolineato il dato che Agrinsieme, come aggregazione economica, rappresenta il 35% del fatturato agroalimentare italiano. È una realtà decisiva al servizio del Paese.
 
In sintesi, i temi su cui si concentrerà l’azione del coordinamento nel 2017 che vede come coordinatore Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane settore Agroalimentare. Mercuri subentra a Dino Scanavino, presidente Cia, che ha guidato Agrinsieme nell’ultimo anno e mezzo.
 
LE NUOVE SFIDE
 
Nell’attuale fase delicata della Nazione e dell’Europa, con tensioni non solo politiche e economiche, Agrinsieme si impegnerà fortemente per la stabilità. Stabilità di governo e parlamentare in primo luogo, rimarcando che le imprese, ora più che mai, hanno bisogno di saldezza di politiche e di intenti. In questo quadro va riconsiderato centrale e nevralgico il settore agroalimentare; bisogna intervenire sui mercati in crisi, rilanciare i consumi, rafforzare l’export, rinsaldare le filiere, proporre nuove politiche di green economy e gestione del territorio.
 
LAVORO
 
Bene i voucher ma l’agricoltura ha altre priorità
Lo strumento dei voucher è di valido ausilio all’emersione del lavoro sommerso ed è di difficile strumentalizzazione: in questo senso il suo utilizzo va confermato. Essendo mirato a categorie non professionali e per importi ridotti, è difficile che se ne abusi in agricoltura, visto che i beneficiari possono essere soltanto pensionati e giovani studenti, tra l’altro impiegati esclusivamente in attività stagionali, come la vendemmia. Ma, al di là dei voucher, l’impresa agricola ha altre esigenze, ben più serie, a partire dal bisogno di una flessibilità strutturata per tutte quelle tipologie di attività che non richiedono specializzazione ma che sono indispensabili visto l’ineliminabile andamento ciclico delle produzioni agricole. Parliamo delle grande campagne di raccolta e dell’esigenza di avere strumenti normativi e amministrativi che consentano l’impiego intenso di manodopera, in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile.
 
Colpire il caporalato, ma rivedere le regole che penalizzano imprese sane
Agrinsieme ha appoggiato e continuerà a sostenere ogni iniziativa finalizzata a combattere lo sfruttamento della manodopera in agricoltura e, più in generale, qualsiasi fenomeno di lavoro irregolare che si traduca anche in concorrenza sleale verso quelle imprese che operano nella legalità. Senza dimenticare che tali condotte si ripercuotono anche in un danno di immagine al Made in Italy agroalimentare.
Gli sforzi del Legislatore sono in parte vanificati dai nuovi articoli che regolamentano il reato di sfruttamento. Reato, vale ricordarlo, che si identifica in comportamenti dell’impresa che possono non aver nulla a che vedere con il lavoro irregolare, come il caso di mancanze persino lievi alle norme della sicurezza. Questi “indici” presentano incertezze applicative che rischiano di paralizzare realtà produttive “sane” le quali, anche in presenza di errori puramente formali, o vizi di lieve entità, pur non usufruendo di manodopera irregolare, potrebbero trovarsi a dover sostenere oneri economici al fine di tutelare la propria immagine e dimostrare la loro estraneità a fatti di gravissimo disvalore sociale come, appunto, quello dello sfruttamento dei lavoratori. A questo proposito, Agrinsieme si impegna a chiedere la revisione e la massima chiarezza della norma soprattutto nella fase applicativa. Va pretesa certezza del diritto e chiarezza degli scopi e dei percorsi da intraprendere.
 
Flessibilità e innovazione per rilanciare l’occupazione
In aggiunta vanno sviluppate misure che incrocino da una parte la domanda e l’offerta di lavoro in agricoltura, anche attraverso il ruolo della filiera cooperativa e dall’altra parte il reperimento di manodopera specializzata e qualificata. La strada per uscire dal tunnel nero di crisi profonda è, infatti, la specializzazione e l’innovazione. Solo così si possono abbassare i costi, ridurre gli sprechi, ad esempio dell’acqua, ottimizzare gli interventi e ridurre l’utilizzo anche di sostanze chimiche in difesa dell’ambiente.
 
EUROPA
 
Una politica europea attenta all’economia reale
La PAC post 2020 dica no al disaccoppiamento
Agrinsieme proseguirà a lavorare per orientare la politica europea verso le esigenze dell’economia reale, del sistema delle imprese, dell’occupazione e di una nuova politica sociale.
La Pac post 2020 non solo dovrà confermare un budget adeguato, ma dovrà essere caratterizzata da una forte discontinuità con il passato.
Occorre una nuova valutazione dei pagamenti disaccoppiati che rischiano di sovracompensare gli agricoltori nelle fasi positive degli scambi e di non compensarli adeguatamente nei momenti di crisi. Bisogna avere il coraggio di cambiare un meccanismo che non supporta il miglioramento della produzione ma ne prescinde. La nuova PAC dovrà favorire l’innovazione, l’aggregazione, il legame con il territorio, l’orientamento al mercato interno ed internazionale, l’efficace gestione del rischio e la tutela del reddito anche rispetto alla instabilità ed alla volatilità dei prezzi.
 
La PAC post 2020 segni maggiore equilibrio tra paesi del Mediterraneo ed Europa continentale
Agrinsieme vuole aumentare il peso della rappresentanza dei paesi del Mediterraneo: dopo gli ultimi allargamenti dell’Unione europea, la pressione dei paesi continentali si è rivelata spesso schiacciante. Spesso si fronteggiano interessi diversi e troppo contrapposti tra aree dell’Unione. È per questo che, a settembre, Agrinsieme ha dato il via ad un’azione di coordinamento che coinvolge le organizzazioni del mondo agricolo e cooperativo di cinque Paesi dell’UE (oltre all’Italia, Spagna, Francia, Portogallo e Grecia) che da soli rappresentano il 45% del valore della produzione agricola e della spesa comunitaria per il settore.
 
EXPORT E IMPORT
 
La globalizzazione degli scambi ha favorito il nostro export agroalimentare, ma Agrinsieme chiede che:
– si conduca sempre un’analisi preventiva sull’impatto di eventuali nuove concessioni commerciali per un costante monitoraggio degli effetti sui mercati;
– si valutino meglio le condizioni che i Paesi terzi impongono all’import di prodotti agricoli e a tutte le barriere tariffarie e non tariffarie che i nostri operatori si trovano a fronteggiare.
 
Essendo cresciuto molto l’import di materie prime e prodotti agricoli, va necessariamente condotta un’analisi di competitività sulla situazione attuale dei mercati. Si è arrivati al caso paradossale di una produzione tipicamente italiana, come quella agrumicola che – secondo un’indagine di Nomisma, promossa da Agrinsieme – negli ultimi 10 anni, è stata costretta a ridurre la produzione di agrumi del 16%, mentre è aumentato l’import del 145%, spesso anche con notevoli problematiche fitosanitarie. È necessario dunque promuovere una nuova consapevolezza e mantenere alta l’attenzione del Governo e delle istituzioni comunitarie.
 
La rappresentanza comune ha prodotto risultati positivi per soci e imprese del comparto agroalimentare.
 
SEMPLIFICAZIONE BUROCRATICA
 
Agrinsieme da sempre sta portando avanti una sistematica azione per ottenere la semplificazione burocratica, vero tallone di Achille della nostra economia. Qualche passo avanti importante si è ottenuto con il registro unico dei controlli in campo agricolo, una serie di semplificazioni, i processi di dematerializzazione di atti amministrativi, il testo unico del vino. Purtroppo è pervicacemente presente una burocrazia asfissiante, che scoraggia chi vuole investire, tra cavilli, documenti e attese infinite. Il coordinamento ha già fatto proposte precise per la semplificazione e proseguirà il suo impegno per uno Stato al servizio e non contro le imprese agricole e agroalimentari.
 
La maggiore forza aggregativa del nostro coordinamento ha consentito di operare nei diversi iter legislativi con efficacia di cui Agrinsieme ha tenuto il filo. Alla fine del 2015 l’Italia ha visto una delle leggi di bilancio più “agricole” degli ultimi 50 anni. Niente tagli di risorse, ma il giusto riconoscimento al settore primario come volano di sviluppo per l’economia del paese. Niente più interventi “punitivi”, ma propositivi come il rilancio dei contratti di filiera, il lancio di agricoltura 4.0, l’abolizione di prelievi dannosi su beni destinati alla produzione come l’Imu sui capannoni e sui terreni o l’aumento di agevolazioni come quella dell’Iva su alcuni settori particolarmente deboli come latte e carni ed, in ultimo, anche l’abolizione dell’Irpef.
 
COMPETITIVITÀ E SVILUPPO
 
Per Agrinsieme occorre superare l’attuale frammentazione e promuovere l’aggregazione, a partire dalla forma cooperativa. Occorre semplificare le procedure amministrative, ma anche favorire l’orientamento al mercato, le logiche imprenditoriali, il ruolo degli agricoltori.
Agrinsieme è fortemente impegnata anche per lo sviluppo di nuove relazioni nel sistema agroalimentare e per la costruzione di una rete di efficaci Organismi Interprofessionali. Proprio perché costituiti da rappresentanti delle varie attività economiche connesse alla produzione e alle altre fasi della catena di approvvigionamento (trasformazione, commercio/distribuzione), gli Organismi interprofessionali sono fondamentali per realizzare una integrazione maggiore tra i vari anelli della filiera. Ci auguriamo che questo sia l’anno di lancio delle OI di settore con l’obiettivo dell’autogoverno delle filiere.
Si possono attivare strumenti interessanti volti a stabilizzare il reddito delle imprese che vorrannoaderire, ma occorre maggiore flessibilità da parte dell’Europa.
 
CHI È IL NUOVO COORDINATORE
 
Giorgio Mercuri, foggiano, 52 anni, imprenditore agricolo. Nel 1982 dà vita alla Cooperativa ortofrutticola Giardinetto, di cui è tuttora presidente, a Orsara di Puglia, nel foggiano, territorio leader nella produzione di ortaggi e verdure freschi. Da una felice intuizione nasce qualche anno dopo la Farris, specializzata nella produzione di ortaggi e verdure disidratate per la fornitura all’industria alimentare. È inoltre vice presidente dal 1992 dell’APO Foggia, uno dei consorzi ortofrutticoli più importanti del Mezzogiorno.
Presidente di Confcooperative Foggia dal 2007, viene eletto nel 2010 vice presidente della Fedagri e dal 2013 ne ha assunto la presidenza. Dal 2013 è alla guida dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che associa 5000 cooperative, con 800.000 soci produttori e più di 35 miliardi di euro di fatturato.