Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“L’obiettivo di arrivare a un accordo per la creazione di una filiera  di grano duro italiano è stato raggiunto. Siamo stati capaci di andare oltre quella che alcuni mesi fa veniva definita dai media la ‘guerra del grano’. Ora bisogna passare ai fatti e realizzare questo obiettivo”. Esordisce così Nicola Gatta, presidente della Federazione Nazionale dei cereali alimentari nonché vicepresidente di Confagricoltura, sottolineando l’importanza del protocollo d’intesa firmato da Confagricoltura, (oltre che da Cia, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari,  Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane,  e Italmopa, l’Associazione dei produttori di farine) in un Paese come l’Italia, primo produttore mondiale, con 3,6 milioni di tonnellate l’anno, di pasta. 
“L’accordo punta a incrementare – spiega Gatta – la disponibilità di grano duro nazionale di qualità per venire incontro alle esigenze dell’industria molitoria e della pasta. Oggi la produzione nazionale di grano duro è di 4 milioni di tonnellate annue, ma copre solo il 70% del fabbisogno dei produttori italiani di pasta. Da subito l’accordo ci impegna ad aumentare la produzione e si inserisce in un percorso virtuoso che ha l’obiettivo, come sottolineato anche dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, di rimettere la coltura al centro dell’agricoltura italiana”.
Come può crescere l’offerta italiana di grano duro? Accelerando sui contratti di filiera, come spiega sempre il presidente nazionale della sezione di prodotto cereali alimentari: il fondo di 10 milioni di euro che concedeva  un aiuto fino a 100 euro per ettaro (per un massimo di 50 ettari) agli agricoltori che sottoscrivevano contratti di filiera  è stato rinnovato per questa campagna 2017-2018 e l’importo massimo dell’aiuto è salito a 200 euro ad ettaro. Il decreto interministeriale del 16 novembre 2017 ha stanziato infatti 10 milioni di euro per il 2018 e 10 milioni di euro per il 2019. “A questo proposito – sottolinea Gatta – occorrerebbe superare la soglia dei 50 ettari di superficie coltivata a grano duro che oggi ha diritto all’aiuto. Si dovrebbe invece cercare di incentivare tutta quanta la superficie investita a grano duro facendola rientrare nell’accordo di filiera”. 
Un ulteriore elemento di valorizzazione della filiera grano pasta è l’etichettatura che permette di documentare la tracciabilità del percorso virtuoso dal campo alla tavola. Fondamentali anche la ricerca e l’innovazione per migliorare la qualità della  varietà di grano italiano, una trentina circa, che si coltivano in Italia. “Abbiamo partecipato recentemente – aggiunge Gatta – a un incontro con Assosementi per confrontarci su questo tema che riguarda il progresso della   genetica. Il miglioramento della qualità è una richiesta che arriva dall’industria”.
Importante anche l’aggregazione dell’offerta che nel grano duro in particolare deve ancora fare molta strada attraverso lo strumento delle Op. La necessità di fare massa critica consentirà  di aumentare il potere contrattuale dei produttori di grano al tavolo con l’industria. 
“L’accordo di filiera è stato siglato a fine 2017 – precisa Gatta – e la settimana prossima si ragionerà sul giorno di convocazione della Federazione cerealicola a Roma per fare il punto sulle prossime attività”.