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L’80% delle importazioni di ortofrutticoli arriva dagli Stati membri della Ue e il Regno Unito è il quarto mercato per il ‘made in Italy’ agroalimentare
 
C’è anche la “Brexit” tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio Europeo che si terrà a Bruxelles, il 28 e 29 giugno. “Nella bozza di documento finale sulla quale sono al lavoro i rappresentanti dei capi di Stato e di governo – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – si esprime viva preoccupazione per i ritardi nel raggiungimento dell’intesa sulle condizioni del periodo transitorio dopo il recesso del Regno Unito”.
 
Senza dimenticare il costo della “Brexit” che, come di recente evidenziato anche dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, la Commissione Ue ha proposto di addossare per intero agli agricoltori. “Proposta iniqua e inaccettabile”, ha sottolineato Giansanti.
 
L’intesa sul periodo transitorio deve essere perfezionata, al più tardi, in ottobre, per consentire la ratifica parlamentare prima della “Brexit” il 29 marzo 2019. “Tra le questioni ancora da risolvere – ha indicato Giansanti – c’è il riconoscimento e della tutela delle denominazioni di qualità”.
 
In una nota della Commissione Ue è stato evidenziato che manca nell’ordinamento giuridico del Regno Unito una normativa specifica in materia di protezione delle designazioni di origine e geografiche; così come per le altre indicazioni dell’Unione europea riferite ai prodotti agricoli.
 
“E’ un aspetto che deve essere assolutamente chiarito nell’interesse del sistema agro-alimentare italiano – ha sottolineato il presidente Giansanti -. Durante il periodo transitorio non  dovranno esserci limitazioni per le nostre produzioni di qualità. Al riguardo, facciamo pieno affidamento sulla determinazione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte,  e della delegazione italiana al vertice europeo”.
 
Il Regno Unito, ha ricordato Confagricoltura, è importatore netto di prodotti agro-alimentari. Ad esempio, l’80% delle importazioni di ortofrutticoli arriva dagli Stati membri della Ue per un valore di circa 4 miliardi di euro l’anno.
Per le produzioni italiane, inoltre, quello britannico è il quarto mercato di sbocco, con un valore annuale dell’export che si attesta attorno ai 3,5 miliardi di euro. In prima fila, con oltre il 50% sul totale, vini e ortofrutticoli.