Categories: Archivio, Pol. Agricole

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L’olio italiano rischia un “anno nero”. Per la campagna appena iniziata, con i frantoi aperti da poche settimane, si stima un calo produttivo drammatico, con una riduzione del 30-40 per cento rispetto alla media nazionale degli anni scorsi. Una situazione che preoccupa i produttori olivicoli e determina la necessità di azioni urgenti. Troppi i rischi per il settore: continua perdita di competitività, mancata innovazione, abbandono della produzione ed elevata possibilità di esporre l’olio italiano a fenomeni fraudolenti. È questo il monito lanciato da Agrinsieme, che fa appello alle istituzioni affinché si possa finalmente ragionare su una strategia per l’olivicoltura italiana.

Abbiamo già perso troppo tempo e troppe occasioni, ora bisogna agire -avverte il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari-. Per questo abbiamo già inviato una lettera al Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, chiedendo un incontro per sollecitare misure a sostegno del comparto, con la definizione di un piano a lungo termine concreto e lungimirante per ridare slancio al nostro olio, che “vale” 3 miliardi di euro e occupa 1,1 milioni di ettari impiegando manodopera per 50 milioni di giornate di lavoro.

Il calo produttivo della campagna olivicola 2014-2015 è dovuto principalmente alle continue variazioni climatiche e alle abbondanti precipitazioni che si sono registrate nei mesi scorsi -spiega Agrinsieme-. In particolare, durante l’estate, l’umidità e il perdurare delle piogge eccessive alternate al caldo ha causato attacchi della mosca olearia responsabile della perdita di produzione e, in alcuni casi, della riduzione del livello qualitativo dell’olio.

Ad aggravare e complicare la situazione a livello nazionale c’è stato poi l’allarme “Xylella fastidiosa” nel territorio salentino, il batterio che minaccia oltre 23 mila ettari di uliveti in provincia di Lecce e che rischia di attaccare altre piante in una delle zone più importanti per la produzione olivicola italiana. Il Ministero delle Politiche agricole è intervenuto con un decreto -pubblicato in Gazzetta Ufficiale- nel quale si prevedono misure d’emergenza per porre rimedio alla crisi del comparto olivicolo locale e delle migliaia di aziende coinvolte, che registrano in questi mesi rilevanti perdite di produzione e, quindi, economiche.

In linea generale -ribadisce il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari- l’olio è un settore che presenta numerose problematiche strutturali e fitosanitarie, ma anche importanti opportunità sia in termini economici e occupazionali che di difesa del suolo. Gli spunti e gli stimoli che giungono dal mercato sono molteplici. Ecco perché ora occorre una strategia “ad hoc” solida ed efficace.

Il settore deve essere supportato anche attraverso la normativa nazionale, che deve premiare chi fa buona agricoltura. In tale ottica -dichiara Agrinsieme- si inserisce la nostra preoccupazione in merito alla riforma della normativa sulle OP nell’olio di oliva e delle olive da tavola che dovrebbe incentivare una maggiore aggregazione in un settore tra i più frammentati. Bisogna pensare al futuro, superando vecchi comportamenti che hanno determinato l’attuale realtà olivicola. Bisogna avere coraggio e costruire una normativa che renda il settore più competitivo e strutturato.

Agrinsieme, inoltre, chiede una maggiore attenzione alle istituzioni preposte ai controlli perché vigilino con particolare attenzione sulla produzione e commercializzazione di olio extravergine d’oliva italiano.

In tale contesto è rilevante che le istituzioni supportino i produttori anche nella loro operatività, semplificando gli adempimenti burocratici come più volte richiesto da Agrinsieme per la conferma del registro provvisorio.

Chiediamo -conclude il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative del settore agroalimentare- una maggiore visione strategica da parte di chi si occupa dell’elaborazione della normativa del comparto e un maggior coinvolgimento degli operatori. Perché senza coordinamento e una fattiva collaborazione, anche da parte delle istituzioni, non raggiungeremo gli obiettivi di crescita sperati per il settore dell’olio di oliva.