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Confagricoltura Sardegna apprezza le direttrici che guidano la manovra finanziaria 2013 sia per ciò che riguarda l’adeguamento del patto di stabilità interno al mutato regime delle entrate sia per gli intenti di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica che, lo sosteniamo da anni, diventano determinanti per individuare inefficienze e sprechi al fine di liberare risorse da destinare allo sviluppo e alla crescita e a una maggiore qualificazione della spesa.
In merito al Patto di stabilità Confagricoltura Sardegna condivide il percorso del governo regionale in merito alla riscrittura del patto di stabilità. Il fatto che lo Stato non abbia ancora provveduto a riequilibrare i tetti della spesa con il nuovo livello delle entrate regionali nonostante quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 118/2012 – che ha implicitamente riconosciuto il diritto della Regione ad adeguare il livello della spesa regionale soggetta ai vincoli del patto di stabilità all’effettivo ammontare delle entrate – ha spinto il Governo regionale ad adeguare, con proprio atto normativo e senza attendere l’accordo con lo Stato, i suddetti vincoli. Un percorso che noi sosteniamo anche perché il livello massimo degli impegni e dei pagamenti determinato in circa 2.510 mln€ sarebbe a malapena sufficiente a pagare le spese obbligatorie e non consentirebbe nessuna politica di sviluppo per l’isola.
Confagricoltura ritiene però che sia necessario valutare con attenzione la destinazione delle risorse che comunque potrebbero costituire ulteriore contestazione da parte dello Stato.
Per ciò che concerne la razionalizzazione spesa pubblica non possiamo non apprezzare la volontà, non più procrastinabile, di procedere alla razionalizzazione di Enti, Agenzie, Società partecipate e Società in house della regione oltre al riordino delle Province, ASL e Consorzi industriali.
Se davvero la politica di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica porterà all’accorpamento di Enti e Agenzie, alla riduzione delle Compartecipate e delle Società in house con una contemporanea diminuzione nella composizione degli organi societari e tutto ciò produrrà una riduzione complessiva della spesa, non potremmo che essere soddisfati.
Però riteniamo che la linea di azione sia ancora insufficiente e che a ciò debba seguire una reale opera di semplificazione e sburocratizzazione. Invece di mettere le aziende in condizione di spendere, l’apparato regionale è spesso un freno per il passaggio delle risorse ai privati. E’ necessario riformare tutto ciò che rallenta e intralcia la spesa. La complicazione burocratica è una delle prime cause dello svantaggio competitivo delle imprese sarde. La progressiva riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese deve costituire un obiettivo di primaria importanza per l’azione del governo regionale. La gravissima crisi di liquidità che colpisce le imprese non è dovuta solo alla minor domanda ed alla diminuzione da parte degli Istituti di Credito delle disponibilità per investimenti, ma anche e soprattutto alla piaga dei ritardati pagamenti in particolare da parte della Pubblica Amministrazione.
In tal senso lo sblocco di 40 miliardi entro il 2014 per il pagamento dei debiti vantati dalle imprese nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, è molto positivo. Ma non vorremmo che venga vanificato dalle lentezze burocratiche e che tra la pubblicazione del decreto e l’incasso da parte delle imprese passi troppo tempo.
Per ciò che concerne il Settore agricolo dalla proposta di manovra finanziaria 2013 approvata dalla Giunta Regionale, emerge un taglio di risorse significativo che non può essere giustificato nemmeno alla luce dei limiti del Patto di stabilità e delle azioni di contenimento della spesa pubblica. Pur comprendendo, pertanto, le necessità di tagli in un momento di forte crisi in cui tutti sono chiamati a fare dei sacrifici, la diminuzione di risorse nel settore agricolo non è motivata. Tanto più che il settore agricolo dimostra di essere vitale: è l’unico che nel 2012 ha avuto una variazione positiva del valore aggiunto (+1,0%) e per il quale le prospettive del 2013 sono di crescita, anche se di entità modesta (+0,1%).
La funzione obiettivo 4 – Filiere agroalimentari passa da 161 milioni nel 2012 a 128 milioni nel 2012 con una diminuzione di 33 milioni e le prospettive sono ancora più drammatiche dal momento che la previsione per il 2014 ammonta a 110 milioni e per il 2015 a 108 milioni.
Questa situazione non ci può soddisfare perché da anni evidenziamo che il bilancio agricolo risente della spesa per le Agenzie Agricole, per i Consorzi di bonifica, Ara ecc. che assorbono oltre il 75% delle risorse. Se depuriamo la spesa agricola dai fondi per il personale agricolo le risorse reali destinate all’agricoltura rappresentano 0,50% del totale delle risorse presenti in Finanziaria.
Confagricoltura Sardegna ribadisce che è necessario stralciare le risorse riservate alle Agenzie Agricole e Consorzi di Bonifica, almeno quelle riferire alle spese correnti, dai capitoli di spesa destinati all’Agricoltura. Quei fondi, allocati nel bilancio agricolo, dovrebbero essere allocati nelle spese per il “Personale e funzionamento dell’amministrazione regionale”.
Il mondo agricolo è in grave difficoltà, ha forti aspettative dalla politica, ma se i numeri sono questi la attese rischiano di andare ancora una volta deluse.
La legge 15/2010 risulta completamente stravolta, e spolpata, soprattutto in quegli interventi fondamentali per far ripartire l’economia agricola sarda e nei quali il mondo imprenditoriale agricolo sardo riponeva delle speranze. Ricordiamo, solo per citarne alcuni, l’art. 8 – Potenziamento della filiera agro-alimentare e l’art. 23 – Crediti di gestione e misure per favorire l’accesso al credito.
A ciò si aggiunge che l’articolo della Finanziaria, che destina 25 milioni di euro alla creazione di un fondo per il credito alle piccole imprese, è stato considerato intruso dagli uffici del Consiglio Regionale. Questo provvedimento, in un momento di grande crisi e di carenza di liquidità – dal momento che anche le banche hanno ulteriormente inasprito i criteri di erogazione del credito, provocando cosi un rallentamento dei prestiti ed un freno agli investimenti – rappresenterebbe una boccata d’ossigeno per le imprese agricole sarde.
Sembra l’ennesima “beffa” burocratica che, come si diceva innanzi, spesso costituisce un freno per l’attività d’impresa. Se le premesse sono queste siamo fortemente preoccupati che ogni norma volta allo sviluppo venga ancora una volta vanificata dall’eccesso di burocrazia che costituisce in Sardegna una diseconomia da eliminare e che attanaglia l’Isola alla stessa stregua dei più alti costi legati al trasporto, all’energia e al credito.
A fronte di questa beffa crediamo che vada immediatamente attivato lo strumento normativo esistente, l’art. 23 della LR 15/2010, una norma che ha come obiettivo, lo ricordiamo, di concorrere al pagamento degli interessi sui crediti a breve termine, della durata massima di diciotto mesi, contratti dalle imprese agricole condotte da CD e IAP per far fronte alle spese di conduzione.
Vorremo segnalare, inoltre, che la norma per il Salvataggio e ristrutturazione imprese agricole in difficoltà, che prevede l’istituzione di un regime di aiuto finalizzato al ripristino della redditività a lungo termine delle imprese agricole di produzione primaria e di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli che, a leggere la legge finanziaria, per l’anno 2013 dovrebbe avere una dotazione finanziaria di 4 mln € non trova corrispondenza nell’allegato tecnico, nel quale alla UPB S06.01.002 corrispondono per l’anno 2013 risorse zero.
Vogliamo ricordare ancora una volta che l’agricoltura è l’unico settore a non avere una Legge Quadro. Se è vero, come da più parti si sostiene, che l’agricoltura è un settore strategico per lo sviluppo dell’economia isolana è necessario dotarlo di maggiori fondi regionali in quanto non si può affidare al solo strumento costituito dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) l’attuazione della strategia regionale in tema di agricoltura.