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I Ministri dell’agricoltura dell’UE si sono riuniti ad inizio settimana a Dublino per la tradizionale sessione informale del Consiglio agricoltura. È stata l’occasione per un confronto, oltre che con la Commissione, anche con il Parlamento europeo, rappresentato dal Presidente della commissione agricoltura, Paolo De Castro, dai tre relatori e dai rappresentanti di tutti i gruppi politici. Se su alcuni punti permangono ancora forti differenze tra le tre istituzioni ed anche all’interno dello stesso Consiglio, su altre questioni la matassa sembra potersi lentamente districare, com’è il caso, ad esempio, per il regolamento sullo sviluppo rurale. Si è discusso molto di quote zucchero, di convergenza interna, aiuti accoppiati, prospettive finanziarie e plafonamento. Nel dettaglio, per quanto riguarda il settore dello zucchero, il Commissario Ciolos sembrerebbe pronto a accettare il 2017 come data di compromesso per la fine del regime delle quote ed eventuali strumenti di gestione delle crisi per il post quota. Tra i Ministri permangono invece posizioni contrastanti, soprattutto da parte di quei paesi che avevano rinunciato totalmente alla produzione di zucchero e che ora vorrebbero aver la possibilità di rientrare in un’eventuale proroga del regime (Portogallo, Slovenia, Irlanda). Alcuni piccoli progressi sono stati registrati sul fronte della convergenza interna, anche se un accordo, soprattutto in seno al Consiglio, sembra ad oggi ancora lontano. I progressi non sono sulle percentuali ma sul concetto della necessità di fissare un “punto di atterraggio” (“landing zone”) per arrivare, al 2019, ad un sistema che riduca le grandi differenze di valore tra titoli diversi all’interno del singolo Stato membro. Pochi progressi sono invece da registrare sui giovani, con le posizioni di Consiglio da una parte e Commissione e Parlamento dall’altra, divergenti sul carattere obbligatorio o meno del regime. Per quanto riguarda il sistema accoppiato, permangono ancora grosse divergenze tra tutte le istituzioni per quanto riguarda le percentuali, anche se un compromesso non sembra difficile da trovare. Per quanto riguarda, infine, il rapporto tra il negoziato PAC e quello sulle prospettive finanziarie, sembrano tutti d’accordo sul fatto che si potrebbe votare la riforma anche se non ci fosse accordo su prospettive finanziarie prima di giugno; e il motivo è che comunque il voto formale di Parlamento e Consiglio sui testi definitivi della riforma della PAC avverrà solo in autunno.