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E’ questo quanto emerge dai primi dati del biologico italiano pubblicati dal SINAB (Sistema d’informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica).
Se è vero che la superficie totale del biologico è aumentata del 6,4% nel 2012, la superficie che diverrà biologica (in conversione) è diminuita rispetto al 2011 del 6,4%. Cosa induca le aziende agricole italiane a non puntare sul biologico è qualcosa che deve essere chiarito e che speriamo non sia legato esclusivamente alla diminuzione degli aiuti comunitari. Se così fosse, infatti, vorrebbe dire che il sistema del biologico italiano non è competitivo se non grazie ad interventi di sostegno economico. Eppure il Bio tira, anche se il suo acquisto è limitato ad un’elite di italiani (prevalentemente di reddito medio alto e del nord est come rivela l’ultima rivelazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisco). Forse anche per questo il numero d’importatori è aumentato nel 2012 quasi del 30%, dato che conferma che la gran parte del biologico che gli italiani acquistano non è prodotto nel Bel Paese. In attesa di avere dati sulle esportazioni, Confagricoltura ritiene che sia giunto il momento di uscire dalla cultura del nanismo e localismo, che pesa sul costo finale del prodotto, puntando all’aggregazione dell’offerta, rendendo così il biologico accessibile a tutte le fasce economiche delle famiglie italiane.