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A fronte di annunci propagandistici sui media locali in merito alla possibilità di esportare le carni suinicole sarde stagionate o termizzate, va chiarito che il “Protocollo operativo per l’invio fuori dalla Regione Sardegna di carni e prodotti a base di carne suina cotti – Decisione 2005/363 CE” predisposto dall’Assessorato regionale alla Sanità e approvato dal Ministero delle salute, autorizza esclusivamente all’export i prodotti termizzati.
Il Protocollo citato, infatti, nulla dice in merito alla possibilità di portare fuori dalla Sardegna i prodotti stagionati che, questi si, avrebbero una ripercussione significativa in termini economici per le aziende suinicole sarde.
In effetti la norma che prevede che “gli Stati membri possano autorizzare, a determinate condizioni, la produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti di origine animale provenienti da un territorio o da una parte di esso soggetti a restrizioni per motivi di polizia sanitaria, ma che non provengono da un’azienda infetta o che si sospetta sia infetta”, è del 2002 (Direttiva comunitaria 2002/99/CE del Consiglio del 16 dicembre 2002), mentre la norma che l’ha recepita in Italia è del 2005 (Decreto Legislativo 27 maggio 2005, n. 117).
In particolare dall’allegato III della Direttiva e dall’allegato del D.Lgs si evince che i prodotti sottoposti a trattamenti specifici (termico e stagionatura) hanno una efficacia riconosciuta contro la sopravvivenza del virus della PSA.
A favore della stagionatura esistono, inoltre, studi scientifici condotti a Parma, in Spagna e negli USA tra il 1987 e il 1997 che hanno dimostrato l’assenza del virus della PSA nei prodotti a lunga stagionatura derivanti da capi suini infetti da PSA, dopo un determinato periodo di stagionatura, che varia dai 112 ai 399 giorni.
Dal momento che il provvedimento legislativo e le analisi in questione potrebbero costituire un importante sbocco per le nostre produzioni, in particolare quelle sottoposte a stagionatura, in un momento drammatico a causa del blocco imposto dall’UE, sarebbe da chiarire se la Regione Sardegna abbia inoltrato la richiesta anche per i prodotti stagionati, e la stessa è stata poi respinta, o l’autorizzazione è stata chiesta solo per quelli termizzati.
Nel primo caso sarebbe opportuno che la Regione insista per ottenere un’autorizzazione, anche alla luce della normativa comunitaria e degli studi scientifici prima citati, nel secondo caso occorre che la Regione Sardegna estenda subito la richiesta anche per i prodotti stagionati e si possa così finalmente costruire un progetto di filiera e di valorizzazione delle produzioni suinicole sarde.
In ogni caso occorre chiarezza nella comunicazione in modo da non creare false aspettative nei confronti degli allevatori sardi che, oltre al danno, vivono una situazione di estrema confusione.