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“I dati diffusi dall’Ocse dimostrano come le politiche pubbliche per il settore agricolo in tutto il mondo siano ritenute sempre più strategiche per migliorare l’autoapprovvigionamento ed essere global player nel settore primario.”
Questo il commento del presidente di Confagricoltura Mario Guidi sui dati diffusi a Bruxelles in occasione della presentazione del rapporto 2013 sull’evoluzione delle politiche agricole.
Le accuse rispetto alla Pac dell’Unione europea ed al suo immobilismo sembrano, a dire il vero, ingenerose. Perchè per la verità l’Europa non è certo tra i primi Paesi al mondo a sostenere la sua agricoltura. Ha un indice PSE, con cui l’Ocse stima il sostegno alla produzione agricola, che si colloca intorno al 19% rispetto ai ricavi, un valore del tutto in linea con la media dei Paesi Ocse. Altri Paesi molto più protezionisti hanno anche valori superiori di due tre volte alla media europea (v. tabella).
Ma soprattutto, è evidente che la dinamica della spesa pubblica per il settore agricolo sta aumentando in alcune realtà che stanno diventando sempre più rilevanti sullo scacchiere mondiale del settore.
Dal 2011 al 2012, si è registrato sì un aumento del 5-6% dell’indice di PSE per l’Europa. Ma in alcuni Paesi che stanno puntando molto sul miglioramento del tasso di autoapprovvigionamento e sull’export, l’incremento di sostegno è stato decisamente superiore: dal Cile (+10% circa) alla Cina (+30%) ed al Kazakistan (+35%) sino all’Indonesia (+44%). Tutte realtà che hanno ormai un’intensità di intervento pubblico paragonabile a quella europea.
“Vale la pena di ricordare – ha poi concluso Guidi – che con la riforma ‘verso il 2020’ la dotazione del bilancio comunitario per la Pac sarà sottoposta a drastici tagli anche a due cifre in termini reali, e che ci sarà una forte ridistribuzione delle risorse verso i Paesi neoaderenti. Per una corretta valutazione delle politiche va considerato che, in alcune realtà, l’impegno finanziario si ridurrà e non di poco, così come anche le novità della riforma che vincoleranno gli agricoltori a nuovi obblighi e indirizzeranno gli interventi agli obiettivi di Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva”.
“Tutti elementi rilevantissimi che ci dicono che la Pac sta cambiando – ha concluso il presidente di Confagricoltura – e che sta a noi sfruttare adeguatamente questo elemento per puntare sul settore agricolo e sulle sue imprese che fanno crescita e creano occupazione per il Paese”.