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Come ormai noto il 18 e il 19 novembre il nostro territorio regionale è stato colpito da un evento calamitoso di estrema gravità, causa di distruzione e di lutto, nonché di pesantissimi danni all’economia che porterà ad un ulteriore aggravamento della crisi che attanaglia da tempo la nostra Isola; per tale motivo nei giorni scorsi alcuni componenti del Comitato di Presidenza della Confagricoltura Oristano si sono recati a visitare le zone della Provincia in cui maggiormente si sono avuti danni ai centri abitati e alle aziende agricole.
Consapevoli di tutto ciò e sensibilmente vicini alle popolazioni dei Comuni colpiti non possiamo non commentare la triste sorte di allevatori e agricoltori presenti in quei territori, che hanno subito grossi danni dall’inondazione vedendo vanificate in un istante le fatiche delle semine e dei trapianti in pieno campo e delle colture protette in serra.
I danni, come detto, sono ingenti e non compromettono la sola produzione autunnale, ma anche quella primaverile in quanto l’incidenza delle precipitazioni invernali non consentirà la lavorazione dei terreni in pieno campo, ma neanche di liberare dai detriti le serre in vetro o i tunnel, fortemente danneggiati anche strutturalmente.
Per tale motivo auspichiamo che la macchina regionale e statale concentri i propri sforzi affinché i risarcimenti arrivino quanto prima, per consentire agli Imprenditori Agricoli di recuperare i danni economici e ricominciare a lavorare.
A nostro parere però, occorre fare due riflessioni importanti, pur senza cadere nella polemica e nella facile demagogia.
La prima è sul ruolo importantissimo che ha l’Imprenditore Agricolo sul territorio, come custode, artefice e conoscitore dell’ambiente in cui opera; la sua presenza e il suo lavoro efficiente è spesso una garanzia di tutela del patrimonio ambientale anche di fronte a calamità di questa portata. Tuttavia la crisi del comparto agro-pastorale, che ha portato all’abbandono delle campagne, ha avuto, tra le varie conseguenze, quello dell’impoverimento dei nostri territori, esponendoli al rischio idrogeologico, di cui tanto si parla in questi giorni.
La seconda riflessione verte su un aspetto più generale della programmazione a livello di gestione del territorio da parte, nel caso specifico, del Consorzio di Bonifica da una parte e del cittadino dall’altra. Infatti riveste un ruolo fondamentale il sistema idraulico del territorio ma anche, contestualmente, la manutenzione e la pulitura dei canali; naturalmente tutto ciò ha un costo, che come tale deve essere equamente ripartito in un contesto territoriale e non ricondotto al solo ambito agricolo.
A tale proposito, a nostro parere, la Regione Sardegna, in via del tutto eccezionale, potrebbe destinare risorse anche dal PSR per ripristinare la normalità nelle campagne (pulitura canali, sgombero e rifacimento d’impianti danneggiati). Questo, naturalmente, andrebbe concertato con l’Unione Europea perché occorrerebbe modificare l’attuale programmazione rivedendo alcuni bandi, come ad esempio quello predisposto dall’Assessorato all’Agricoltura a cui ha partecipato il Consorzio di Bonifica dell’Oristanese con la misura 125, per accentuare il risparmio idrico attraverso l’utilizzo dei contatori per l’utenza. Ovviamente sarebbe necessario attuare il tutto quanto prima affinché le imprese ritrovino un contesto idoneo per poter riprendere le proprie attività.