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E’ positivo che la Conferenza Stato Regioni abbia raggiunto l’accordo per la ripartizione fondi Feasr per lo sviluppo rurale: 20,8 miliardi di spesa pubblica complessiva per il periodo 2014-2020. L’accordo con alcuni affinamenti, conferma quanto prefigurato e discusso a dicembre, e determina la suddivisione finanziaria tra le Regioni e l’entità del cofinanziamento nazionale e regionale dei Psr. Ora è possibile e necessario passare dalla ragioneria finanziaria alla politica strategica ed avviare una programmazione che favorisca la competitività delle imprese agricole ed agroalimentari italiane, privilegiando quelle che garantiscono occupazione e che si aggregano. E’ quanto afferma Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare.
La nuova politica di sviluppo rurale deve rappresentare un forte momento di discontinuità rispetto a quella 2007-2013. Nei prossimi sette anni -sottolinea Agrinsieme- l’attenzione non deve essere rivolta solo alla capacità di spesa per evitare il rischio del disimpegno automatico, ma alla qualità e all’efficacia della spesa stessa. Dobbiamo avere una visione d’insieme condivisa ed una forte progettualità, oltre ad impegnarci in modo sostanziale per la semplificazione burocratica. Per questo motivo è necessario consolidare un partenariato effettivo con le forze sociali agricole, indispensabile anche per affrontare al più presto i tanti aspetti applicativi relativi ai pagamenti diretti da definire a livello di Stato membro: i due pilastri devono essere programmati in modo integrato.
Agrinsieme conferma la sua perplessità per la decisione di procedere tra le misure nazionali a due linee di intervento per la zootecnia-biodiversità e per il Piano irriguo, che sottraggono risorse Feasr che dovrebbero essere destinate alle imprese e rischiano di finanziare sovrastrutture. Si attende di conoscere nel dettaglio la concreta destinazione di queste somme per verificarne la congruità e l’efficacia della spesa.
Agrinsieme, infine, ribadisce che il settore agricolo ed agroalimentare per il ruolo fondamentale che svolge per la crescita economica, per la valorizzazione dell’ambiente e per la promozione sociale dell’intero Paese, deve trovare adeguato spazio, come in parte già previsto, anche negli altri Fondi strutturali europei, in particolare nel Fondo Sociale ed in quello di Sviluppo e coesione.E’ positivo che la Conferenza Stato Regioni abbia raggiunto l’accordo per la ripartizione fondi Feasr per lo sviluppo rurale: 20,8 miliardi di spesa pubblica complessiva per il periodo 2014-2020. L’accordo con alcuni affinamenti, conferma quanto prefigurato e discusso a dicembre, e determina la suddivisione finanziaria tra le Regioni e l’entità del cofinanziamento nazionale e regionale dei Psr. Ora è possibile e necessario passare dalla ragioneria finanziaria alla politica strategica ed avviare una programmazione che favorisca la competitività delle imprese agricole ed agroalimentari italiane, privilegiando quelle che garantiscono occupazione e che si aggregano. E’ quanto afferma Agrinsieme, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare.
La nuova politica di sviluppo rurale deve rappresentare un forte momento di discontinuità rispetto a quella 2007-2013. Nei prossimi sette anni -sottolinea Agrinsieme- l’attenzione non deve essere rivolta solo alla capacità di spesa per evitare il rischio del disimpegno automatico, ma alla qualità e all’efficacia della spesa stessa. Dobbiamo avere una visione d’insieme condivisa ed una forte progettualità, oltre ad impegnarci in modo sostanziale per la semplificazione burocratica. Per questo motivo è necessario consolidare un partenariato effettivo con le forze sociali agricole, indispensabile anche per affrontare al più presto i tanti aspetti applicativi relativi ai pagamenti diretti da definire a livello di Stato membro: i due pilastri devono essere programmati in modo integrato.
Agrinsieme conferma la sua perplessità per la decisione di procedere tra le misure nazionali a due linee di intervento per la zootecnia-biodiversità e per il Piano irriguo, che sottraggono risorse Feasr che dovrebbero essere destinate alle imprese e rischiano di finanziare sovrastrutture. Si attende di conoscere nel dettaglio la concreta destinazione di queste somme per verificarne la congruità e l’efficacia della spesa.
Agrinsieme, infine, ribadisce che il settore agricolo ed agroalimentare per il ruolo fondamentale che svolge per la crescita economica, per la valorizzazione dell’ambiente e per la promozione sociale dell’intero Paese, deve trovare adeguato spazio, come in parte già previsto, anche negli altri Fondi strutturali europei, in particolare nel Fondo Sociale ed in quello di Sviluppo e coesione.