L’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, ha presentato al partenariato regionale le bozze guida del nuovo Programma di sviluppo rurale (Psr) per le annualità 2014-2020. Aumentano le disponibilità economiche stanziate dall’Unione europea, che passano da un miliardo e 284 milioni di euro (Psr 2007-2013) a un miliardo e 308, con un incremento di 100 milioni sulla quota spettante alla Regione Sardegna. "L’elemento caratterizzante, che come nuova giunta intendiamo inserire in questo nuovo Psr, è la programmazione – ha spiegato Falchi – un requisito fondamentale, che negli anni scorsi è mancato, poiché si è puntato su interventi spot che seguivano di volta in volta le emergenze di carattere sanitario o ambientale, come le alluvioni e gli incendi". L’assessore ha poi invocato una maggiore responsabilità nella spesa e nella gestione di questi fondi: "Visto che la Regione investe risorse maggiori sullo sviluppo rurale, dobbiamo ancor di più essere coscienti che tali stanziamenti devono essere ben finalizzati e devono portare a degli obiettivi precisi e identificabili".


Per una nuova strategia complessiva regionale, secondo Falchi, è necessario che il settore agroalimentare, strategico per l’economia sarda, abbia un ruolo centrale. "Il Piano di sviluppo rurale è uno degli strumenti, ma non il solo, a disposizione della politica agricola per poter programmare. E come tale deve essere inquadrato all’interno di un progetto che permetta ai vari attori di muoversi congiuntamente per raggiungere gli obiettivi".

La titolare dell’agricoltura ha ribadito che la scorsa programmazione non ha raggiunto i risultati sperati e ha citato come esempio il finanziamento del "Benessere animale", sostenuto con notevoli risorse, ma di cui non è stato mai comunicato niente ai consumatori. "Non è stato mai fatto nulla per dire che i nostri prodotti lattiero-caseari venivano da produzioni in regime di Benessere animale. Vanno invece considerati valore aggiunto per i nostri prodotti e per il loro posizionamento nel mercato".

Il nuovo Psr si occuperà anche dei crediti per le aziende agricole: oggi in forte sofferenza di liquidità e limitate quindi nella possibilità di investire per migliorare le produzioni. Ci sarà un cambio di rotta anche sul campo della promozione dei prodotti e dei territori con un Psr che dovrà camminare al fianco di una nuova politica non solo agricola, ma soprattutto regionale. Sulla base di ciò è nata la delibera 19/09 del 27 maggio 2014, che detta le linee guida sulla programmazione unitaria seguendo otto tematiche strategiche:

Investimenti sulle persone con formazione e cultura

Competitività/Internazionalizzazione delle filiere e dei sistemi produttivi

Promozione di una società inclusiva

Un ambiente sostenibile

Interventi sugli attrattori naturali e culturali e sullo sviluppo delle aree interne

Potenziamento dello sviluppo dell’agro urbano

Infrastrutture

Migliore qualità istituzionale, puntando su sburocratizzazione e sullo snellimento della pubblica amministrazione.

Per garantire queste tematiche strategiche si inseriscono i vari fondi europei a disposizione: FERS (Fondo europeo di sviluppo regionale), FSE (Fondo sociale europeo), FEARS (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), FSC (Fondo per lo sviluppo e la coesione), Horizon, Cosme, Life, Erasmus, e altre leggi di settore.

"Dobbiamo pensare che per garantire lo sviluppo delle zone interne, ed evitarne così lo spopolamento, è necessario creare posti di lavoro e non solo servizi ai cittadini. Dobbiamo pensare che in queste zone si deve fare impresa partendo dalle specificità dei territori, come diceva l’ex Commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos: "E’ necessario elaborare programmi che siano abiti su misura per i territori".

I progetti finanziati andranno valutati passo dopo passo, testando aziende campione, "perché la qualità istituzionale non prescinde dalla qualità progettuale".

Il nuovo Psr valorizzerà la ricchezza ambientale considerando il paesaggio rurale e la biodiversità come valore dell’identità e dell’impatto sul mercato, che dovranno essere riconosciute come patrimonio comune. Il Psr punterà inoltre a migliorare la competitività delle imprese, investendo sull’innovazione dei prodotti da mettere sul mercato, sui processi di gestione e produzione, e sulla specificità sarda da valorizzare con marchi e processi di connotazione. "Tutto questo si può realizzare se i nostri territori saranno abitati e sostenuti nel creare nuove economie", conclude l’esponente della giunta.

Durante l’incontro, fra i tanti interventi dei rappresentanti di categoria, hanno preso la parola anche il direttore generale dell’assessorato, Sebastiano Piredda, e il direttore del centro regionale di programmazione, Gianluca Cadeddu.