Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“La legge Competitività n. 116/2014 introduce una disciplina mirata del contratto di rete per le imprese agricole. È un istituto innovativo nel nostro sistema produttivo e realizza un modello di collaborazione tra imprese che consente ad esse, pur mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi condivisi nell’ottica di incrementare la capacità innovativa e la competitività sul mercato”. Lo ha messo in evidenza Confagricoltura nel seminario “Le Reti di Impresa per Innovare e Competere” che ha organizzato oggi nell’ambito di Ecomondo/Key Energy.

“L’istituto risponde sostanzialmente all’esigenza di favorire i processi di aggregazione e cooperazione fra le imprese – ha aggiunto Confagricoltura – . Esigenza che è stata già colta anche dal settore agroenergetico con la sottoscrizione di alcuni contratti di reti e lo sviluppo di diverse progettualità”.

La nuova disciplina – ha spiegato Confagricoltura – consentirà alle imprese unite in rete di mettere in comune i fattori produttivi (terreni, macchinari, strutture produttive) per accrescere e migliorare la produzione agricola, divisa in natura, cioè ripartita fra le imprese stesse secondo quote stabilite dal contratto di rete. Pertanto, ai fini del conseguimento nel contratto di rete del risultato prefissato, dovranno essere pianificati: gli obiettivi generali “strategici” di innovazione e di innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti; gli obiettivi specifici che costituiscono il presupposto delle attività necessarie per il conseguimento di quelli generali; il programma di rete che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascun partecipante e le modalità di realizzazione dello scopo condiviso; le modalità di ripartizione del prodotto agricolo realizzato in comune.

Alla luce di queste importanti innovazioni normative, il contratto di rete può essere considerato per il settore agricolo un nuovo paradigma che – ha concluso Confagricoltura – può aiutare le PMI agricole ad aumentare la produttività, incrementare, conquistare nuovi mercati, senza doversi fondere o unire sotto il controllo di un unico soggetto. La sua specificità è data dall’essere una fattispecie destrutturata e dunque rimessa, nella costruzione del suo schema organizzativo, alla libera autonomia negoziale.

Nel corso del seminario sono state illustrate due interessanti case history di reti nell’agroindustria e nell’agroalimentare.

Rete di imprese Precision Farming. Il progetto sull’agricoltura di precisione, è portato avanti dalla rete d’impresa umbra “Innovazione” che vede assieme aziende agricole, industrie di meccanizzazione e ricercatori. Queste le imprese in rete coinvolte nel progetto: Luca Blasi, Arnaldo Caprai, Società agricole Mastri birrai umbri, Sodalizio San Martino, Giovagnoli Alviero, Fondazione per l’istruzione agraria e Cratia (l’ente di ricerca di Confagricoltura Umbria). I partner sono 3A-3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria, Bibus Italia (che si occupa di equipaggiamenti tecnologici e applicazioni automotive legate ai sistemi di sicurezza), Geotop/Topcon (specializzata in topografia, Gps e fotogrammetria) ed il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Perugia. Il concetto di base è quello di conoscere nel dettaglio le aree coltivate e le loro reali esigenze in modo da essere in grado di distribuire le quantità ottimali dei vari mezzi di produzione (sementi, acqua, fertilizzanti, diserbanti, fitofarmaci, ecc.). Grazie al satellite ed al Gps si può georeferenziare (cioè collegare ad un preciso punto del campo) i dati produttivi acquisiti ottimizzando l’impiego dei mezzi di produzione. Si raggiungono così benefici di ordine economico, ma anche di sostenibilità, ridotto impatto ambientale, minori consumi di carburante, maggiore sicurezza e meno stress per gli operatori.

Rete di imprese Bio. Il controllo di tutte le fasi della filiera, dalla produzione alla commercializzazione, è l’obiettivo che ha portato alla costituzione di “Mondobio”, la rete di imprese agroalimentari che opera nel comparto del biologico. Quattro le aziende, tutte emiliano-romagnole, che ne fanno parte: la “Società Agricola Italiana Sementi”, che svolge attività di produzione, commercializzazione e controllo qualità di sementi; la “Apo Conerpo”, organizzazione di produttori ortofrutticoli; “La Cesenate”, che si occupa della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, sia acquistati, sia di produzione propria; la “Alce Nero & Mielizia”, esperta nella commercializzazione di prodotti alimentari biologici. Innovazione di prodotto, diversificazione, miglioramento della qualità, salubrità, genuinità, sono gli obiettivi che la rete si è data creando quattro linee di nuovi prodotti a marchio “Alce Nero”: omogeneizzati di frutta e di verdura biologici; zuppe pronte di verdure e legumi bio; latte vegetale (di soia, riso, miglio, avena, orzo); ragù di carne e vegetali. La rete ha quindi consentito alle quattro aziende in network, pur mantenendo la propria autonomia di business, di mettere a fattore comune attività di eccellenza, per accrescere la propria competitività e capacità innovativa.