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“Può essere considerato normale un Paese in cui un imprenditore agricolo, alla vigilia di importanti scadenze, che implicano decisioni e investimenti, navighi nel buio in attesa delle decisioni del governo?” Lo chiede Agrinsieme stigmatizzando l’atteggiamento confuso, ondivago e assolutamente non tempestivo del governo riguardo alle questioni dell’Imu, dell’applicazione della riforma della Pac su pagamenti diretti e piani di sviluppo rurale.
“Non è normale – sottolinea il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – che, dopo l’emanazione di un provvedimento assurdo (che introduceva il pagamento dell’Imu nelle zone montane secondo criteri altimetrici), sospeso dal Tar del Lazio fino al 21 gennaio) una pronuncia dello stesso Tar, che ha ribaltato le conclusioni della prima istanza, annullando la proroga, gli agricoltori si trovino oggi nella situazione di dover pagare entro il 26 gennaio, tra appena quattro giorni”.
Aggiunge Agrinsieme: “Non è un Paese normale quello che introduce un meccanismo di inversione contabile dell’Iva (reverse charge) per le vendite di prodotti agricoli alla Grande Distribuzione Organizzata, che si traduce in una grave perdita di liquidità”.
“Non è normale – continua Agrinsieme – che sia ancora in alto mare e che sia stata rivista in alcuni elementi essenziali (rimettendo in discussione alcuni principi già acquisiti in materia di agricoltore attivo, superfici ammissibili) la seconda bozza di decreto del Mipaaf applicativo della riforma della Pac, che detta anche le condizioni per il cosiddetto ‘inverdimento’. Si stanno rivedendo le disposizioni già approvate nell’autunno scorso riguardanti questioni fondamentali per gli agricoltori per fissare gli ordinamenti produttivi e predisporre le domande della Pac del prossimo maggio”.
“Non è normale infine – rileva Agrinsieme – che si debbano attendere alcuni mesi per l’approvazione dei piani di sviluppo rurale, che rappresentano un importante elemento di politica agricola e veicolano oltre 20 miliardi di euro nel periodo di programmazione 2014-2020. Con una possibile lunga soluzione di continuità degli interventi che priva l’agricoltura italiana di importanti misure”.
“Fare impresa – conclude il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – esige regole certe e i necessari tempi di programmazione, e non continui ritardi e ripensamenti. Questo vale ancor più in un settore come quello agricolo, di per sé soggetto alle variabili naturali del clima e più esposto di altri ad eventi non prevedibili”.