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L’accordo bilaterale tra USA e UE è la notizia di maggior rilievo nel panorama delle regole del commercio internazionale.
Il Doha Round del Wto è praticamente in stallo da diversi anni ed anche lo slancio della conferenza di Bali della fine dello scorso anno è insufficiente a rivitalizzare il negoziato ed ruolo del Wto stesso a livello globale.
Anche per questo motivo si sono intensificati i negoziati bilaterali. E’ ormai efficace l’accordo con la Corea del Sud; si è concluso e sta per entrare in vigore quello UE – Canada, che prevede anche notevoli principi per il mutuo riconoscimento delle indicazioni geografiche e per l’utilizzo di marchi commerciali evocativi. Per non parlare di accordi ormai consolidati come quello UE – Messico e quello importante, ma ancora sospeso tra UE ed il blocco sudamericano del Mercosur.
Il fatto che stia entrando nel vivo il negoziato sull’accordo transatlantico tra USA e UE sul commercio e gli investimenti (questo il significato dell’acronimo TTIP) significa che si sta aggredendo un mercato complessivo che interessa quasi un miliardo di abitanti del pianeta.
I due “blocchi” si scambiano tra loro beni per circa mille miliardi di euro ogni anno, che sono reciprocamente i primi clienti/fornitori dei propri prodotti (gli USA sono in cima alla classifica dei Paesi per valore degli scambi con l’UE) ed attivano, in termini di interscambio a livello mondiale, 6-7 mila miliardi di euro.
Tutti valori che esprimono chiaramente quanto sia importante un’intesa bilaterale di questo livello.
I negoziati, aperti nel 2013, hanno essenzialmente due obiettivi:
– rimuovere gli ostacoli al commercio ed agli investimenti che attualmente caratterizzano le relazioni tra i due gruppi di Paesi;
– concludere i negoziati nel 2015.
In termini generali, il TTIP può costituire una opportunità economica per entrambe le parti come dimostrano molti studi di impatto che sono stati condotti.
Viene stimato che a seguito dell’intesa si potrebbe determinare:
– un aumento del PIL degli USA e della UE nell’ordine dello 0,5-0,6 per cento ogni anno, per una cifra di maggiore ricchezza prodotta pari a 160 miliardi di euro per anno, più o meno equamente ripartiti tra le due sponde dell’Atlantico;
– un aumento degli scambi del 4-5 per cento tra USA e UE. Oltre a conseguenti ipotizzabili effetti positivi in termini di aumento dell’occupazione.
(fonte: studi CEPR-2013; ECORYS-2009; ECIPE-2010 in “Evento Pubblico TTIP Presidenza Italiana – Discorso del Vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda – Roma, 14 ottobre 2014”).
A volte il TTIP è “condannato a priori” come un accordo economico a favore delle multinazionali e di un modello di sviluppo poco sostenibile. Agrinsieme ha un approccio più pragmatico che porta a vedere nella sottoscrizione di questo accordo una potenziale opportunità per favorire la crescita, l’internazionalizzazione e l’occupazione del nostro Paese. Le occasioni, come sopra accennato, non mancano.
Anche i dibattiti sul tema degli OGM stanno divenendo sempre più frequenti, portando una parte dell’opinione pubblica ad un rigetto aprioristico della trattativa, tralasciando, invece, una valutazione oggettiva delle reali opportunità che potrebbero derivare da un simile accordo.
Si ricorda, peraltro, che l’accordo TTIP non potrà pregiudicare, comunque, il livello di tutela della salute, della sicurezza dei consumatori e dell’ambiente. Pertanto, qualora questo tema entrasse (e non è affatto scontato) nel negoziato, Agrinsieme ritiene che i negoziatori in tema di OGM dovranno avere un approccio ispirato ad un principio generale di precauzione e che tenga conto degli interessi e della competitività delle imprese.