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La Casa degli Atellani ed il suo giardino, dove è stata piantata la vigna del grande Genio del Rinascimento, è la location scelta da Confagricoltura per il suo fuori Expo. Eventi, cene, incontri, degustazioni dei prodotti delle aziende associate animano la città durante tutta la durata dell’Esposizione, con il messaggio “Coltiviamo Capolavori”
La valorizzazione dello stile italiano, il connubio tra agricoltura, cultura e arte come parte di un universo unico. Con questo messaggio, sintetizzato nel nuovo pay off che accompagna il logo, Confagricoltura è presente ad Expo 2015 per presentare e far conoscere al mondo il suo modello di agricoltura e portare un contributo concreto al grande tema dell’Esposizione, “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”.
Per questo, è presente a Palazzo Italia con una installazione che mostra ai visitatori il grande patrimonio culturale e artistico rappresentato dai prodotti dell’agricoltura. Una serie di filmati che ingrandiscono, oltre la capacità della vista umana, i prodotti della terra e li trasformano in vere e proprie opere d’arte, create abilmente dalle mani degli agricoltori, che occupano una parete dell’Edicola – Mercati, il grande cubo posto al centro del cortile di Palazzo Italia.
Ed è per questo che ha scelto la Casa degli Atellani, partecipando al recupero della Vigna di Leonardo, per il suo “fuori Expo”. “Il luogo ideale per far conoscere ai visitatori di Expo i nostri ‘Capolavori’ – ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – frutto dell’ingegno, dell’inventiva e della laboriosità che hanno reso famoso il nostro Paese nel mondo e che nel grande genio di Leonardo da Vinci hanno trovato l’apice della loro espressione.”
Molte le attività a disposizione delle imprese associate, che potranno utilizzare la vetrina di Expo e la Vigna di Leonardo per rafforzare il proprio posizionamento strategico, per consolidare e sviluppare l’attività di internazionalizzazione. Senza tralasciare la promozione del territorio, attraverso la proposta ai visitatori di pacchetti turistici ed eno-gastronomici e la valorizzazione del Made in Italy, con eventi che leghino il settore agricolo agli altri che fanno grande il nostro Paese, dalla moda al design, dall’arte alla cultura.
Nei saloni del Palazzo degli Atellani e nel giardino, per tutta la durata dell’Esposizione, Confagricoltura organizza visite, convegni, serate a tema, degustazioni, incontri d’affari e molto altro ancora.
Appuntamenti istituzionali, come l’Assemblea nazionale e quella dell’Impresa Familiare, la giornata dedicata alle Grandi imprese, il convegno dei Giovani di Confagricoltura e il Forum Agriturist.
Serate dedicate alla cultura, come quella organizzata insieme a Uir, Welcome Italy e Federazione Italiana Cuochi: un viaggio attraverso le regioni italiane per valorizzare storia, prodotti tipici, funzionalità del sistema logistico e tradizione gastronomica; e quella realizzata insieme a ItaliaFestival, che ha abbinato la portata culturale dei festival italiani alle eccellenze enogastronomiche dei territori in cui si svolgono.
Convegni dedicati alle grandi sfide dell’agricoltura, come quello che punta l’attenzione sui temi della ricerca e della nuova genetica in agricoltura, dal titolo “Geni Italiani”; ma anche incontri d’affari, dall’incoming di buyer provenienti dall’Asia e dai Paesi Arabi, dedicato al florovivaismo, a quelli, in programma a settembre, riservati al vino e all’agroalimentare.
La caffetteria della Vigna di Leonardo, infine, ospita, in degustazione e in vendita, i prodotti delle aziende di Confagricoltura, con settimane dedicate ai prodotti tipici delle varie regioni d’Italia.
“Una filosofia che sarà l’eredità che Confagricoltura porterà con sé dopo Expo – ha concluso il presidente Guidi – perché l’Esposizione avrà avuto successo se sarà stata in grado di trasmettere al mondo una nuova concezione di agricoltura, patrimonio di valori e tradizioni, ma fortemente orientata all’innovazione. Un’agricoltura che può e deve avere un ruolo centrale nell’economia mondiale. Per “nutrire” il Pianeta, non solo da un punto di vista alimentare, ma anche culturale”.