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Il responsabile del coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari Scanavino: “C’è bisogno di un cambio di passo. I prezzi pagati agli allevatori per carne e latte quasi non coprono i costi produttivi e mettono a rischio la sopravvivenza delle aziende. Servono interventi urgenti per affrontare l’emergenza, come ritiri dal mercato di prodotti caseari e un piano di ristrutturazione dei debiti”.
Roma, 7 settembre 2015 – C’è anche Agrinsieme con le migliaia di agricoltori, provenienti da tutt’Europa, che oggi sono scesi in piazza a Bruxelles per sollecitare le istituzioni comunitarie a intervenire tempestivamente sulla crisi della zootecnia, nel giorno del Consiglio Ue straordinario dei ministri dell’Agricoltura.
Con questa manifestazione vogliamo sostenere le istanze dei produttori italiani in Ue -ha detto dalla capitale belga Dino Scanavino, responsabile del coordinamento che riunisce Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari-. La situazione della zootecnia sta diventando sempre più insostenibile e gli agricoltori, nonostante i loro sacrifici, non riescono a lasciarsi alle spalle gli effetti della crisi. Da un lato il comparto della carne, che deve fare i conti con la sempre più pressante volatilità dei costi delle materie prime, con la forte dipendenza dall’estero dei ristalli e con i prezzi fermi da troppo tempo a livelli non remunerativi; dall’altro lato il settore lattiero-caseario, con quotazioni all’origine in caduta libera negli ultimi mesi. Un comparto che, dopo trent’anni di sistema delle quote, necessita di certezze per il futuro e le cui prospettive reddituali sono tutte da valutare.
La zootecnia perde redditività ogni giorno di più e i prezzi pagati agli allevatori spesso insufficienti anche a coprire i costi produttivi mettono a rischio la sopravvivenza delle aziende -ha osservato Scanavino-. Per questo oggi manifestiamo insieme agli altri agricoltori europei, per sollecitare i Governi dell’Unione ad avviare un’irrinunciabile cambio di passo, prima di tutto in materia di gestione delle crisi. Il quadro di interventi e strumenti di cui dispone la Pac ha mostrato negli anni tutti i suoi limiti di efficacia e la crisi russa ha acuito le difficoltà ed è ricaduta sulle spalle degli agricoltori. La riunione dei ministri agricoli di oggi rappresenta quindi un crocevia per il futuro. Soltanto con decisioni coraggiose, infatti, è possibile ridare slancio a un settore centrale dell’economia dei territori dell’Ue. Un’attività economica che, attraverso 14 milioni circa di aziende che gestiscono il 45% della superficie complessiva, continua a fornire un importante contributo in termini di Pil e posti di lavoro diretti e indiretti. Salvaguardare e valorizzare questi importanti valori deve essere una prerogativa nelle decisioni delle politiche europee.
Intanto, però, servono provvedimenti a breve termine da attuarsi subito per ridare fiato agli allevatori e “tamponare” l’emergenza. Al ministro Maurizio Martina, che abbiamo incontrato con la delegazione di Agrinsieme prima dell’inizio del Consiglio Ue -ha spiegato Scanavino- abbiamo chiesto: di attivare un intervento di ritiro dal mercato dei formaggi Dop (Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Montasio) per un equivalente di circa 15 milioni di euro da assegnare agli aiuti agli indigenti; di ristrutturare il debito delle aziende zootecniche colpite dalla crisi; di restituire agli allevatori le quote versate e oggetto di compensazione nel periodo 2014/2015, che stimiamo siano circa 75 milioni di euro; di avviare un piano di promozione istituzionale per il consumo di carne e latte italiane.