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“Sul prezzo del latte va condannato l’atteggiamento della grande industria che sta approfittando della mancanza di governance europea del comparto lattiero. L’industria non può basare la propria competitività sul prezzo della materia prima, almeno non oltre la soglia di sopravvivenza delle aziende produttrici. La teoria del riferimento al prezzo tedesco non regge; così non si difende e rafforza una filiera made in Italy ed i suoi formaggi di qualità sui mercati internazionali; così non si rilanciano i consumi; così si distrugge e basta. Lo dico, in primo luogo a Lactalis che ha delle responsabilità socio-economiche, per non dire morali, come prima industria italiana di trasformazione. Ma lo dico anche alla Grande Distribuzione Organizzata che impone politiche promozionali a prezzi stracciati”. Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, dando la totale solidarietà della sua Organizzazione alle manifestazioni di protesta indette dai produttori ed al presidio permanente di Confagricoltura Lombardia presso lo stabilimento di Corteolona (Pavia) dal lunedì 9 a mercoledì 11 novembre.
“Apprezzo – ha proseguito Guidi – che il ministro Martina e l’assessore della Lombardia Fava si siano espressi al fianco dei produttori. Apprezzo che tutto il mondo agricolo dimostri di voler scendere in piazza coeso. Tutto questo è un grande segnale: non ci devono essere, e non ci sono, alibi sulle responsabilità di chi lede un comparto fondamentale come quello della zootecnia da latte italiana”.
“Se si concretizzeranno, come previsto, Imu, Irap e l’adeguamento dell’aliquota di compensazione Iva dall’8,8% al 10%, il ministro ed il governo avranno fatto la loro parte – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura -. Certo il ministero è in ritardo con il piano di promozione del consumo di latte e deve accelerare. E andrà preservato dai tagli della legge di Stabilità il ‘fondo latte’ che andrà utilizzato per sostenere il settore che è in vera emergenza”.
“Anche gli allevatori – ha detto ancora Mario Guidi – possono e devono fare di più, per esempio organizzarsi meglio e sicuramente non dividersi in una battaglia che è comune e per la sopravvivenza. Sono ancora troppi i produttori di latte non aggregati e troppe le cooperative. Abbiamo bisogno di più coesione, di più cooperazione e di diventare più efficienti”.
“La realtà è che oggi – ha concluso il presidente di Confagricoltura – gli allevatori si vedono pagare il latte oltre il 15% in meno dell’anno scorso e, cosa ancor più grave, in una situazione che la grande industria e la grande distribuzione hanno voluto lasciare senza regole. Le quotazioni basse finiscono per trascinare in giù anche quelle delle nostre cooperative che pure tentano di resistere con prezzi ai produttori più alti. Gli allevatori hanno il sacrosanto diritto al giusto riconoscimento sul fronte dei prezzi