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“Sul latte troppi errori. Sbagliano gli attori della filiera in una guerra assurda per salvaguardare le proprie rendite, con il solo risultato di far chiudere le stalle e di penalizzare le produzioni casearie made in Italy. Ma sbaglia anche la UE a non mettere in campo misure incisive per superare l’attuale stato di crisi”. Lo ha sottolineato Mario Guidi che è intervenuto, per Agrinsieme, al dibattito, presso la Biblioteca del Senato, sulla ‘sfida della competitività per il latte italiano’ promosso da ADM – Associazione Distribuzione Moderna.“
“C’è più latte sul mercato in Europa e ce ne sarà sempre di più, con un aumento dell’11-13% nei prossimi dieci anni – ha detto il rappresentante del coordinamento di Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari -. Se coniughiamo questa situazione di mercato a quella della riduzione dei consumi, si comprende come la filiera lattiero-casearia sia davvero a rischio sopravvivenza”.
“Siamo i primi ad aspirare alla competitività del mondo allevatoriale e della filiera lattiero-casearia tutta – ha commentato Agrinsieme -. Ma per raggiungere questo risultato servono aggregazione, autoregolamentazione e rapporti di filiera chiari e rispettosi di tutti gli attori. Il banco di prova sarà la definizione del nuovo prezzo del latte e ci attendiamo da trasformatori e distributori proposte responsabili”.
“Il mondo allevatoriale deve impegnarsi nell’aggregazione per superare le debolezze strutturali. E Agrinsieme ha ricordato come la più grande associazione delle organizzazioni di produttori (AOP Latte Italia) nata da poco rappresenti meno del 10% del latte italiano; ciò mentre pochi trasformatori gestiscono oltre la metà del mercato”.
Entrando nello specifico dei rapporti con la GDO, Agrinsieme ha affrontato l’annoso problema delle promozioni nei supermercati che penalizzano ancor più gli allevatori, ma anche l’industria, costretti a fornire prodotto a quotazioni non remunerative.
“Innanzi tutto bisogna chiedersi qual è l’obiettivo da raggiungere. O promuoviamo in genere il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari oppure valorizziamo l’italianità. Ma cos’è il prodotto italiano? Quello ‘fatto’ in Italia o quello che perviene da latte ‘munto’ in Italia? – si è chiesto il rappresentante di Agrinsieme -. Sulle DOP/IGP non ci sono problemi la certificazione è chiara e la promozione può essere valida ed efficace, anche se va pianificata e indirizzata a seconda delle capacità produttive e degli sbocchi di mercato nazionali e/o esteri. Ma sui prodotti non certificati, cosa promuoviamo e valorizziamo?”.
“Nelle logiche di filiera va superato il modello del passato di tirare da una parte o dall’altra una coperta che è inevitabilmente troppo corta, anche il governo faccia la sua parte – ha quindi concluso il rappresentante di Agrinsieme -. Attendiamo ancora il varo e l’attuazione del decreto ministeriale del Mipaaf per usare le risorse del Fondo per gli investimenti nel settore lattiero caseario stabilito con la legge di Stabilità 2015 e per cui è rimasto un finanziamento che è stato dimezzato rispetto ai 108 milioni iniziali”.