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Dal 2009 ad oggi le pensioni di 1.500 euro mensili hanno ridotto il loro potere di acquisto di circa il 4%, cioè circa 50 euro al mese, e la caduta è totalmente attribuibile al maggiore prelievo fiscale diretto. La riduzione di valore delle pensioni di mille euro il mese è inferiore, sia in percentuale, circa 3%, che in valore, circa 25 euro il mese, ma anche in questo caso l’origine dell’impoverimento è soltanto di origine fiscale. E’ quanto emerge dal Rapporto 2016 Cer-Cupla – Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo che raggruppa le sigle Confagricoltura, Cia, Coldiretti, Confartigianato, Confcommercio, Cna, Confesercenti e Casartigiani – presentato oggi a Roma.
Negli ultimi sette anni, secondo il rapporto, le pensioni di importo superiore subiscono una riduzione di valore reale anche maggiore, tra l’8 e il 9%, ma all’inasprimento della tassazione diretta è attribuibile poco meno della metà della perdita di valore, il resto proviene dalla loro parziale indicizzazione.
La timida riduzione della tassazione realizzata nel dicembre scorso, che ha allineato la sola detrazione di base dei pensionati ultra settantacinquenni a quella dei dipendenti, – mette in evidenza la ricerca – non ha rimosso la significativa disparità di trattamento tra dipendenti e pensionati. I pensionati con un imponibile tra gli otto e i ventiseimila euro subiscono un carico impositivo maggiore di quello dei dipendenti di pari reddito sia perché non ricevono il bonus Irpef, sia perché hanno detrazioni sensibilmente inferiori a quelle dei dipendenti. Un pensionato con un imponibile annuo di quindici mila euro viene gravato di una imposta personale maggiore di circa 100 euro il mese rispetto ad un dipendente di pari reddito.
"Nelll’indagine – ha sottolineato il coordinatore nazionale del Cupla, Giancarlo Pallanti – emerge il confronto tra andamenti storici dei redditi pensionistici e soglia di povertà fa emergere l’acuirsi di una situazione di forte disagio sociale per i titolari di pensioni più basse, soprattutto al Nord e al Centro-Nord. Coloro che avevano pensioni al di sotto della soglia di povertà assoluta hanno visto, infatti, aggravarsi ulteriormente la loro condizione di disagio, gli altri si sono avvicinati alla soglia di povertà, o l’hanno addirittura oltrepassata".