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“I dati diffusi dell’Inps sul lavoro accessorio, confermano che non è certo l’agricoltura il settore nel quale si è registrata un’esplosione del numero dei voucher, giacché quelli utilizzati rappresentano una quota minima del monte complessivo, nonostante quello agricolo sia stato il settore dove, nel 2008, per prima è partita la sperimentazione; al contrario l’agricoltura è uno dei settori produttivi dove i buoni lavoro sono meno utilizzati”. Lo sottolinea il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, commentando i dati dell’Osservatorio Inps sul lavoro accessorio.
Confagricoltura ricorda come solo il 4,3% dei voucher venduti, dal 2008 al primo semestre 2016, sono stati impiegati in agricoltura. Se poi si guarda specificamente all’ultimo anno disponibile (2015), la percentuale scende addirittura all’1,8% del totale.
“I voucher però – precisa il presidente di Confagricoltura – hanno dimostrato di essere un notevole supporto nella lotta contro il lavoro nero in agricoltura, dando modo di utilizzare, con ogni garanzia di trasparenza, manodopera occasionale nei momenti di maggiore necessità”.
“Non abbiamo mai cavalcato l’opportunità dei voucher per smantellare il tradizionale sistema di occupazione – prosegue Mario Guidi – perché crediamo fortemente nel lavoro dipendente come forma normale e prevalente di impiego delle risorse umane all’interno delle aziende agricole”.
Conclude il presidente di Confagricoltura: “Non si comprende tutto l’allarme che, strumentalmente, si è lanciato contro l’utilizzo dei voucher nel settore agricolo, dove i buoni lavoro, a differenza degli altri settori produttivi, possono essere utilizzati solo per prestazioni relative ad attività stagionali rese da pensionati e studenti fino a 25 anni”.