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“Le nuove disposizioni sull’agricoltura biologica che l’Europa sta mettendo a punto in questi mesi appaiono assolutamente non in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono applicati da anni nel nostro Paese, che è al primo posto in Europa per estensione e al secondo per produzione. Esprimiamo quindi tutta la contrarietà come Agrinsieme all’accordo raggiunto nei giorni scorsi sul nuovo regolamento”. Questo il commento del coordinamento tra Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri sull’accordo politico di massima raggiunto da Consiglio e Parlamento Ue sul nuovo Regolamento sull’agricoltura biologica e che sarà nuovamente analizzato e discusso dal Consiglio Agricolo del prossimo 17 luglio, per essere poi votato non prima di settembre.
“Rischiamo che venga adottato in tutta Europa – così commenta Agrinsieme – un sistema di regole che, sotto la spinta delle pressioni provenienti dai Paesi del Nord Europa, renderà di fatto meno stringenti le regole di produzione degli alimenti biologici”. Tra i punti su cui Agrinsieme è più in disaccordo, c’è l’assenza di una armonizzazione tra i vari stati membri sulle soglie di contaminazione da sostanze non autorizzate dei prodotti biologici. “Avremmo preferito venissero adottate misure armonizzate per quanto riguarda il rilievo delle contaminazioni e maggiori tutele per i produttori biologici.
“Altro punto previsto nell’accordo raggiunto – spiega Agrinsieme – è l’introduzione di una deroga fino al 2030, un periodo che consideriamo troppo lungo, per le produzioni biologiche in serra in alcuni paesi del nord Europa (Finlandia, Svezia e Danimarca). Aprire alle coltivazioni di prodotti bio non seminati su terra vuol dire disconoscere uno dei cardini dell’agricoltura biologica, che è la naturale difesa della biodiversità”.
C’è poi il punto relativo alle sementi biologiche, dove ancora una volta sono state previste ampie deroghe per consentire fino al 2035 l’utilizzo di sementi convenzionali. “Noi riteniamo – scrive Agrinsieme – che la produzione biologica non possa che partire da semi biologici. A tal riguardo è stato sicuramente lodevole che il nostro paese, anticipando la Commissione, si sia già dotato di una banca dati nazionale con un apposito decreto del Mipaaf del 24 febbraio scorso, al fine di ridurre le richieste di deroghe e di monitorare la disponibilità di sementi biologiche in Italia”.
Molte perplessità vengono espresse anche sulle importazioni di prodotti biologici provenienti dai paesi extra Ue. “Vogliamo che venga garantita equità con le condizioni e gli standard qualitativi che i produttori UE sono tenuti a rispettare. Fino a quando non sarà riconosciuto ed applicato il principio di conformità, in Italia potranno essere venduti come biologici prodotti importati anche se presentano contaminazioni con prodotti vietati nel nostro paese”.
In conclusione, Agrinsieme ritiene che il comparto biologico, in forte espansione in Italia come in molti altri paesi Europei, abbia bisogno di una maggiore tutela, sia nei controlli, sia nelle regole di produzione, senza rischiare di snaturare i principi di un settore che si basa sul rispetto dei cicli naturali di coltivazione e allevamento, sulla tutela della biodiversità del suolo e sulla valorizzazione di specie antiche. Per questo Agrinsieme chiede al Governo di rigettare questo regolamento frutto di compromessi inaccettabili per l’agricoltura biologica italiana.