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Si contrae, anche se di poco, la superficie vitata mondiale e cala anche la produzione di vino. Lo confermano i dati dell’OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, che ha presentato per la prima volta al Vinitaly, nello stand di Confagricoltura, i dati relativi alla situazione della produzione enologica mondiale. Dati che saranno illustrati nel dettaglio a Parigi il prossimo 24 aprile e arricchiti a Verona dall’indagine di ISMEA focalizzata sull’Italia.
 
Ne emerge un quadro internazionale con chiari segnali del calo produttivo (tra 246 e 253 milioni di ettolitri rispetto al 2016, ovvero una riduzione stimata tra il 6 e l’8%) e livelli quantitativi ai minimi storici. La causa principale è il clima sfavorevole che ha colpito alcune regioni, in particolare l’Europa occidentale, che annovera i Paesi più blasonati dal punto di vista enologico.
 
La superficie mondiale coltivata a vite si aggira intorno ai 7,6 milioni di ettari, in leggero calo per il secondo anno consecutivo, ma aumentano lievemente i consumi, in linea con l’ultimo decennio. In questo arco di tempo le regioni tradizionalmente consumatrici di vino, come l’Europa e il Sud America, sono rimaste a livelli di consumo stabili, mentre sono cresciute Australia, Stati Uniti e Asia.
L’Italia si conferma per il terzo anno il primo Paese mondiale per volumi di produzione: 42,6 milioni di ettolitri, nonostante un calo superiore al 15% rispetto al 2016. Seguono, nell’ordine, la Francia e la Spagna.
 
Continuano a crescere le esportazioni di vino a livello internazionale sia in valore, sia in volume, segno di un’evidente globalizzazione del mercato del vino. In termini di valore, il primato rimane alla Francia, con circa 9 miliardi di Euro, seguita dall’Italia con circa 6 miliardi. L’export mondiale di vino è cresciuto del 3,4% in volume e del 4,8% in valore, spinto in particolare dai vini in bottiglia e spumanti.
 
“Quest’analisi – ha commentato Federico Castellucci, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Vino di Confagricoltura – ci dimostra che esportare non è più un lusso, ma una necessità e che i nostri competitor sono agguerriti”.
 
Per quanto riguarda le importazioni, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti sono i primi Paesi per volume. Gli Stati Uniti sono i primi importatori per valore (5,2 miliardi di Euro), seguiti da Gran Bretagna (3,5 mld) e Germania (2,5 mld).