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Che cosa significa per gli agricoltori questo rinvio e soprattutto l’adozione del regolamento transitorio che accompagnerà il settore primario verso la nuova Pac?
Primo, che le aziende agricole potranno contare su regole certe per ancora due anni e mezzo. Il che non è poco visto il clima di incertezza generale che sta vivendo l’Europa alle prese con una recessione economica e una pandemia che potrebbe tornare a farsi sentire in autunno.
Secondo, che le regioni potranno preparare i nuovi Psr con maggiore facilità, visto che i Piani di sviluppo rurale dovranno essere scritti con le regole attuali. Cattive notizie invece per le regioni poco virtuose, che non sono riuscite a ‘spendere’ tutti i fondi messi a disposizione nei tempi prestabiliti: la proroga dell’attuale Pac non si traduce in uno slittamento delle scadenze.
Terzo, viene rafforzata la gestione del rischio, in linea con i risultati del Regolamento Omnibus. Ci sarà un abbassando dal 30 al 20% delle soglie minime di perdita per l’attivazione dei fondi mutualistici contro le avversità climatiche e dello strumento di stabilizzazione del reddito aziendale.
Quarto, ci sarà una estensione dei programmi operativi previsti dall’Ocm. I programmi operativi nel settore dell’ortofrutta e dell’apicoltura previsti nell’Ocm proseguiranno fino alla fine del 2022.
Quinto, ci sarà una estensione dei diritti di impianto vite. I diritti saranno convertiti in autorizzazioni fino alla fine del 2022, per tener conto di alcuni dei ritardi di impianto dovuti agli effetti di Covid-19 sulla capacità di lavoro nei campi.
Sesto, viene modificato il regolamento per la commercializzazione dell’olio d’oliva e dell’olio da tavola, che offre agli Stati membri la possibilità di definire regole di commercializzazione per stabilizzare il funzionamento del mercato, come già accade per il vino.
Il nodo del bilancio Ue
C’è poi un punto che sta a cavallo tra riforma della Pac e il nuovo bilancio pluriennale dell’Unione. Rispetto alla proposta messa sul tavolo dalla vecchia Commissione, che prevedeva una sforbiciata ai fondi destinati alla Pac, il nuovo esecutivo ha invece proposto un aumento di 10,7 miliardi per il periodo 2021-2027 (+2,8 rispetto al settennato precedente e +7,2% rispetto alla prima proposta della Commissione) .
Per il settennato che si conclude quest’anno, l’Ue aveva messo in campo un bilancio Pac pari a 380,8 miliardi di euro. Oggi, per il periodo 2021-2027, la Commissione europea propone 391,5 miliardi, pari a un incremento del 2,8% tra le due programmazioni. Dei 26,5 miliardi aggiuntivi, 16,5 vanno a rafforzare il fondo per lo sviluppo rurale, finanziando anche gli obiettivi del nuovo Green deal. Altri 5,5 miliardi supplementari sono destinati sempre allo sviluppo rurale per supportare la ripresa post Covid-19, e la metà verranno anticipati al 2021. Infine 4,5 miliardi in più andranno ai pagamenti diretti agli agricoltori e alle misure di mercato.
I prossimi passi
L’accordo politico per il rinvio è stato trovato dai rappresentanti del Parlamento Ue e del Consiglio (le due gambe del treppiede che vede in campo anche la Commissione). Ora l’accordo dovrà essere ratificato dall’Eurocamera e dal Consiglio dei ministri dell’Agricoltura Ue (che raggruppa i ministri competenti dei 27 paesi membri). Ma da quel punto di vista non ci dovrebbero essere imprevisti.
Quello che tutti si chiedono è che fine farà la proposta di riforma della Pac, presentata il primo giugno 2018 da Phil Hogan, e subito presa di mira da molti paesi che la considerano inadeguata alle sfide dell’agricoltura moderna.
Se da un lato infatti si fanno passi avanti sulle misure agroambientali, il cosiddetto greening, dall’altro si apre ad una rinazionalizzazione della Pac che non piace a molti. L’idea della Commissione è quella di fissare degli obiettivi lasciando poi ai singoli paesi, attraverso dei Piani strategici nazionali, il compito di tracciare la strada per raggiungerli.
Le reazioni del mondo produttivo
Ad accogliere con un applauso la proroga dell’attuale Pac è stato Paolo De Castro, coordinatore S&D alla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che si è speso in prima persona per questo risultato. "Abbiamo vinto il braccio di ferro che ci opponeva alla Commissione europea, ottenendo una proroga dell’attuale Pac per un periodo di due anni, ossia fino al 31 dicembre 2022. L’accordo, raggiunto oggi dai negoziatori del Parlamento europeo, con il sostegno della presidenza croata del Consiglio Ue, ci permette di dare certezze ai nostri agricoltori e alle nostre aree rurali".
"Un’intesa positiva perché assicura un quadro di riferimento stabile per le scelte d’impresa. Mai come in questo momento, gli agricoltori hanno bisogno di chiarezza", ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
"Avremo anche il tempo per discutere sull’efficacia della proposta di riforma presentata dalla Commissione nel giugno 2018 rispetto alle prospettive nuove determinate dall’emergenza coronavirus, a partire dalla salvaguardia della sovranità alimentare dell’Unione".