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Alghero, 13 settembre 2022 – In piena emergenza energetica e climatica, a due settimane dal voto parlamentare e in un quadro politico internazionale di profonda crisi, Confagricoltura Sardegna ha organizzato ad Alghero, nella tenuta Sella & Mosca, un incontro dedicato al futuro del comparto in vista della partenza (il primo gennaio 2023) della nuova Politica agricola comunitaria 2023-27 e quindi del conseguente Programma di sviluppo rurale. Un appuntamento, il primo di altri che seguiranno nei diversi territori dell’Isola, dedicato in particolare agli imprenditori, ma anche ai diversi soggetti coinvolti nel comparto, che devono essere informati su quelle che saranno le strategie future dell’Unione europea in ambito agricolo. Ai lavori, dove sono accorse oltre 700 persone arrivate da tutta la Sardegna, ha partecipato il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, giunto da Roma proprio per l’occasione.
La nuova programmazione Ue nasce, dopo anni di tavoli e confronti dove Confagricoltura ha manifestato diverse perplessità sui risultati raggiunti, con alcune criticità dovute alle emergenze maturate negli ultimi mesi: dal post pandemia alla crescita vertiginosa dei prezzi di gas, carburanti, energia e materie prime passando per il contesto internazionale di forte fibrillazione dovuto al conflitto russo-ucraino. Un quadro in cui le priorità rischiano di mutare rapidamente e dove il confronto tra istituzioni regionali, nazionali ed europee con le organizzazioni agricole diventa sempre più necessario per superare le diverse problematiche che rischiano di provocare danni notevoli al comparto agricolo.
L’appuntamento algherese, moderato dal direttore di Confagricoltura Sardegna Maurizio Onorato, si è aperto con i saluti del presidente regionale di Confagricoltura, Paolo Mele, del padrone di casa Vittorio Moretti, presidente del Gruppo Terra Moretti, del sindaco della città catalana, Mario Conoci, del presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Michele Pais, e dell’assessora regionale dell’Agricoltura e Riforma agro-pastorale, Gabriella Murgia. Sono quindi intervenuti con le relazioni Paolo Mele e il presidente nazionale, Massimiliano Giansanti. La sezione più tecnica è stata invece tenuta da Vincenzo Lenucci (direttore Area politiche europee e internazionali di Confagricoltura) e Agostino Curreli (Area di gestione della Regione Sardegna).
Giansanti. “La nuova PAC che entrerà in vigore nel 2023 è stata rivista e questo va in parte incontro alle istanze evidenziate da Confagricoltura, anche se avremmo voluto una PAC diversa, con maggiore attenzione alle imprese agricole che producono per il mercato. Alla luce dei fatti che hanno cambiato il contesto internazionale e degli accadimenti degli ultimi mesi, la riforma rischia tuttavia di essere già vecchia e superata dall’attuale scenario economico”. Così il presidente Giansanti che ha aggiunto: “La cronaca di oggi evidenzia che la sicurezza alimentare è una priorità per l’Europa, ma questo tema nell’impostazione della PAC è soltanto una delle tante subordinate. Dovremo pertanto metterci al lavoro velocemente per modificarla e renderla non solo più attuale, ma anche più rispondente alle esigenze delle imprese e ai periodi difficili che ci aspettano”.
Mele. Dello stesso avviso anche il presidente regionale Paolo Mele che ricorda come “non si possano più sostenere le aziende che non producono per il mercato. Al contrario si deve venire incontro alle imprese agricole che creano ricchezza, valore aggiunto e posti di lavoro, che innovano. Si devono inoltre sostenere quelle realtà che mitigano e si adattano ai cambiamenti climatici e le imprese al servizio del consumatore, a cui garantiscono cibo salubre e di qualità. Per questo – ha proseguito Mele – è urgente definire un modello agroalimentare, insieme a tutta la filiera, e far valere nei tavoli opportuni la posizione sarda, la nostra visione di agricoltura. Anche per quanto riguarda lo Sviluppo Rurale, è vero che la Sardegna non scriverà un suo Piano, ma saranno determinanti le scelte sulle Misure da attivare, anche per riequilibrare quei settori penalizzati dal I Pilastro, e i criteri di selezione, attraverso i quali si potranno orientare e indirizzare gli investimenti, individuare le imprese e le filiere produttive che dovranno beneficiare dei contributi comunitari per rispondere adeguatamente alle esigenze del mondo agricolo sardo e venire incontro alle peculiarità socioeconomiche del nostro territorio”. Paolo Mele ha poi fatto il punto sul tanto dibattuto tema dell’Insularità che pesa come un macigno sul sistema produttivo regionale. “Nei prossimi mesi, il nuovo Parlamento avrà il compito di completare il riconoscimento sostanziale, e non solo formale, del gap dell’Insularità. Alla legge approvata in via definitiva poche settimane fa a Roma si dovranno affiancare le norme attuative e soprattutto una serie di strumenti finanziari congrui affinché la riforma sia pienamente operativa”, ha concluso.
Lenucci. La nuova PAC prevede per l’Italia una riduzione delle risorse di circa il 15 per cento (in termini reali), più vincoli alle imprese e un orientamento degli incentivi verso maggiori impegni e vincoli ambientali e di natura sociale. Una serie di interventi che di fatto rischiano di non facilitare le scelte delle aziende. “Per questo motivo – ha spiegato Vincenzo Lenucci – Confagricoltura ha chiesto di cambiare impostazione alla normativa approvata lo scorso anno favorendo produzione, produttività e competitività delle imprese con misure dirette alla redditività e alla innovazione del settore. Il tutto con l’obiettivo di assicurare cibo sufficiente per tutti i consumatori e a prezzo abbordabile. Questi traguardi dovrebbero ispirare la definizione del Piano Strategico Nazionale che attuerà la PAC in Italia e che dovrebbe prevedere una strategia unica e chiara indirizzata alle imprese professionali e orientate al mercato. In queste settimane – ha proseguito Lenucci – da Bruxelles è arrivato un primo piccolo segnale positivo voluto da Confagricoltura: la deroga di un anno all’obbligo di rotazione annuale e di non coltivazione del 4 per cento dei seminativi. Un primo segnale positivo di semplificazione per una riforma che però va discussa e rivista, alla luce degli eventi che stiamo vivendo in questi mesi”.
Alcuni dati. In Italia circa un milione di ettari coltivabili non vengono più lavorati da anni, mentre raggiungono gli otto milioni quelli di tutta l’Unione europea che potrebbero produrre merci per i consumatori e ricchezza per gli agricoltori. In Italia si fanno circa 800 mila domande di finanziamento PAC, mentre sono appena 400 mila le imprese che hanno una partita Iva. Di queste sono circa 120 mila le aziende che hanno un fatturato superiore ai 10mila euro.