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Sassari, 28 ottobre 2022 – “Il riesplodere dell’epidemia ovina della Lingua blu, in alcune aree del centro sud dell’Isola, soprattutto con la nuova variante di sierotipo 3 sconosciuta fino a oggi in Sardegna e per cui non esiste vaccino, rischia di mettere in ginocchio migliaia di aziende ovine e altrettante di bovini da carne con la moria da un lato e il blocco delle movimentazioni dei capi dall’altro. Chiediamo quindi alla Regione un intervento rapido, con tutto il personale in disponibilità dei servizi veterinari, per contenere immediatamente l’epidemia, aggravata anche dal contesto climatico con le temperature ben sopra la media stagionale, attraverso cordoni sanitari stringenti e controlli a tappeto nelle aree focolaio e in quelle limitrofe”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Sassari Olbia-Tempio, Stefano Taras, alla luce della nuova emergenza di sanità animale sviluppatasi in Sardegna che, oltre al comparto ovino, rischia di affossare anche quello dei bovini da carne: vera eccellenza agroalimentare del nord Sardegna e in particolare della Gallura. “Il blocco delle movimentazioni sui bovini, infatti, che non muoiono in caso di infezione ma possono essere portatori della malattia – ha proseguito Taras –, impedirebbe la vendita dei vitelli verso i punti di ingrasso della penisola dove arrivano, per il finissaggio, buona parte dei capi nati in Sardegna. Una situazione che interromperebbe la fase di accrescimento degli animali nei tempi dovuti con enorme aumento dei costi per i proprietari che dovrebbero continuare ad accudirli in azienda”.
Sul piano della gestione sanitaria della Lingua blu, il rappresentante di Confagricoltura ha ricordato che “nella lotta alla Blue tongue dobbiamo iniziare a darci delle regole e delle modalità di gestione certe ed efficaci. Dopo più di vent’anni di presenza epidemiologica non possiamo più ragionare in termini di emergenza. Gli interventi vanno calendarizzati con tempistiche certe così che si possano raccogliere i risultati attesi. Le vaccinazioni, sui sierotipi noti, vanno fatte entro la primavera e non prolungate fino a questi giorni. In provincia di Sassari abbiamo raggiunto il 100 per cento delle vaccinazioni previste per il 2022, mentre in altri territori regionali ci si presenta ancora oggi in azienda, con la figliatura delle pecore in corso, e si pretende che i pastori facciano fare gli interventi in questo momento così delicato per gli animali. È inutile che nel nord Sardegna, dove si alleva anche il maggior numero di pecore, rispettiamo tutte le procedure e nel resto dell’Isola la sanità animale arranca e opera a macchia di leopardo”.
Taras è quindi intervenuto sul tema dei rimborsi che periodicamente la Regione stanzia per venire incontro ai danni: “I ristori per i capi morti e per le perdite produttive non sono mai sufficienti a coprire le perdite reali subite dalle aziende zootecniche, ecco perché vogliamo una prevenzione sanitaria puntuale ed efficiente e non queste elemosine che sanno di beffa, dove il pastore è giustamente insoddisfatto dello sforzo finanziario che ha tuttavia affrontato la Regione”.
Tavolo Tecnico permanente. “Prima nell’autunno del 2021, dopo l’ultima ondata della malattia, e poi ad aprile scorso come Confagricoltura Sardegna – ha ricordato Taras – avevamo sollecitato la Regione affinché il nuovo piano di contrasto fosse messo in pratica subito per arginare nei tempi dovuti la Blue tongue. Il nostro direttore regionale, Maurizio Onorato, aveva invitato le istituzioni ad avviare rapidamente la campagna vaccinale in primavera, così da bloccare sul nascere la malattia che stava già dando i segnali di ripartenza nel sud Sardegna attraverso i capi sentinella utilizzati per il monitoraggio. Un nuovo piano di contrasto – ha proseguito il presidente – che aveva previsto novità importanti e che se fosse passato dalla teoria alla pratica nei tempi dovuti avrebbe sicuramente contribuito a ridurre al minimo il riesplodere dell’epidemia. Alla luce di questo quadro – ha precisato il numero uno di Confagricoltura Sassari e Olbia-Tempio – rilanciamo la proposta, fatta da Confagricoltura Sardegna già da diversi anni, affinché si istituisca da subito un tavolo di lavoro permanente a cui siano chiamati a partecipare Organizzazioni di categoria agricola, Assessorati della Sanità e dell’Agricoltura, ASL, Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, Università, Agenzie agricole e tutti i diversi portatori di interesse coinvolti. Solo condividendo le informazioni e intervenendo rapidamente nelle zone infette si possono raggiungere i risultati attesi dai nostri allevatori”, ha concluso Stefano Taras.