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Sassari, 11 aprile 2023 – Tantissimi allevatori di pecore di razza sarda faticano in queste settimane a trovare sul mercato arieti di alta genealogia, del genotipo ARR/ARR, da acquistare in vista delle rimonte annuali programmate tra la primavera e l’inizio dell’estate. L’allarme arriva da Confagricoltura Sassari e Olbia-Tempio che proprio nella provincia storica del nord Sardegna sta registrando il quadro di maggior sofferenza rispetto ai diversi territori dell’Isola. Assicurare un ricambio genetico alle greggi è fondamentale, infatti, per un miglioramento delle produzioni dl latte e per una maggiore resistenza degli animali in ambito sanitario. Proprio le azioni di contrasto contro la Scrapie (malattia neurodegenerativa che colpisce pecore e capre), messe in campo in questi anni dall’Istituto Zooprofilattico con il supporto del sistema sanitario regionale, hanno portato a valorizzare gli arieti di genotipo ARR/ARR che hanno sviluppato una spiccata resistenza a questo tipo di patologia. L’ultimo bando regionale che prevedeva tuttavia degli aiuti agli allevatori per l’acquisto di maschi riproduttori ARR/ARR, iscritti al Libro genealogico degli ovini di razza sarda, è del febbraio 2016.
Confagricoltura. “Come abbiamo più volte sollecitato la Regione affinché riprendesse le politiche di sostegno per l’acquisto degli arieti in selezione poiché questo non avviene da ben sette anni: un periodo di tempo ormai troppo lungo che rischia di mettere pericolosamente a repentaglio la qualità delle nostre produzioni”. Così il presidente di Confagricoltura Sassari e Olbia-Tempio, Stefano Taras, che ha aggiunto: “Stiamo affrontando un periodo storico unico, con quotazioni del latte mai viste prima. Diventa quindi davvero importante sostenere la selezione, anche per evitare di perdere quote di mercato molto difficili poi da riconquistare. La qualità delle produzioni ovine – ha proseguito – non può prescindere da un sostegno alla selezione che incentivi sia le imprese a migliorare il patrimonio genetico e sia la ricerca stessa che in questi ultimi anni ha invece dato diversi segnali di rallentamento. Si parla, infatti, di un patrimonio genetico che si è consolidato in oltre un secolo di selezione e che, sino a pochi anni fa, ha fatto della pecora sarda la più grande razza lattifera di tutto il bacino del Mediterraneo. Un cambio di passo dovuto anche all’entrata in crisi e alla discutibile uscita di scena delle vecchie associazioni regionali e provinciali degli allevatori a cui è seguito un calo di attenzione verso le politiche di selezione e miglioramento genetico che stiamo pagando quotidianamente e che, se nulla si farà, continueremo a pagare anche in termini di tutela delle produzioni tipiche made in Sardinia”, ha concluso Taras.
“Queste esigenze – ha spiegato il direttore provinciale di Confagricoltura di Sassari e Olbia-Tempio, Giannetto Arru Bartoli – rappresentano un fattore emergenziale, se si vuole conservare un patrimonio genetico millenario. Oggi più che mai è necessario ripensare alla vera selezione anche in funzione di quanto previsto nel nuovo disciplinare di produzione del Pecorino Romano che è giacente presso il Ministero per una sua rapida approvazione. Credo – ha proseguito – che Agris Sardegna sia l’unica Agenzia titolata a seguire questo percorso, in quanto dotata di tutti gli strumenti e le risorse umane che possano finalmente far ripartire, in una logica super partes, un processo strategico e fondamentale per la nostra economia”.
Non si trovano gli arieti. Il piano scrapie, elaborato dall’Assessorato della Sanità nel 2020, prevedeva tutta una serie di limitazioni alla movimentazione per finalità riproduttive e per la compravendita che hanno di fatto reso obbligatorio, prima con scadenza al 31.12.2022 e poi al 31.12.2023, l’allevamento esclusivo degli arieti con genotipo omozigote resistente alla scrapie ARR/ARR. La difficoltà quindi a reperire oggi arieti omozigoti nel mercato ovicaprino del nord dell’Isola, il territorio dove si trovano il maggior numero di capi ovini allevati in ambito regionale, è sostanzialmente dovuta da un lato alla rapida eliminazione obbligatoria dei maschi eterozigoti e quindi a un impennata degli acquisti degli ARR/ARR nel giro di pochi mesi, e dall’altro al fatto che tantissimi pastori del Nuorese e dello stesso Campidano hanno puntato a investire sugli arieti del nord della Sardegna abbandonando i rinomati mercati di selezione del centrosud a causa degli alti costi di vendita raggiunti negli allevamenti meridionali.
La crisi della razza sarda. Negli ultimi 20 anni la Sardegna ha perso oltre un milione e mezzo di capi a causa, fra le altre cose, delle diverse ondate epidemiche della Blue tongue, con evidenti danni anche al patrimonio genetico.