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Un nuovo modello agricolo che veda il settore primario e le sue imprese come custodi dell’ambiente. È la richiesta del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, da cui prende le mosse Avvenire nel suo spazio dedicato all’assemblea estiva di Confagricoltura ospitata dal Palazzo della Borsa di Milano a cui hanno partecipato, tra gli altri il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida ed Enrico Letta.

Produttività e competitività sono da tutelare e per farlo, c’è bisogno di un ritorno ad una politica agricola con un approccio economico, scrive nel suo articolo Paolo Viana sintetizzando il pensiero del presidente della Confederazione.

Senza dimenticare che il futuro del settore primario europea passa anche attraverso un ingresso ordinato e ben gestito dell’Ucraina in Ue. Ingresso che deve essere accompagnato, per Giansanti, da adeguati strumenti a tutela dell’agricoltura interna. Altrimenti, vista la dimensione e i volumi dell’agricoltura ucraina, si va incontro alla diminuzione del 20% delle risorse economiche da distribuire tra tutti gli agricoltori europei.

“Questo è un luogo iconico”, ha detto Giansanti, confessando la scelta non casuale di Piazza Affari. “In questa sala – si legge nell’articolo di Luigi Chiarello su Italia Oggi – le imprese creavano valore attraverso la compravendita di titoli. E noi pensiamo al mercato e alle dinamiche d’impresa che caratterizzeranno la futura Europa, perché gli agricoltori dipendono dalla Politica agricola comune (Pac), che a sua volta è fondativa dell’Ue”.

Serve una PAC diversa, quindi, che distingua gli operatori professionali da chi “non lo è, visto che la metà dei percettori di aiuti non ha partita Iva. Non solo”, dice Giansanti: “Serve una Pac in cui primo e secondo pilastro ad essere strumenti di politica economica, non sociale o ambientale. Per questi ambiti occorre un terzo pilastro della Pac”.

Creare un fondo comune per la gestione degli aiuti di Stato per evitare che singoli Paesi li attivino senza bilanciamenti rispetto ai settori primari degli altri, falsando così la concorrenza. È il campo sul quale Giansanti trova un punto di contatto con la proposta rilanciata dal palco dall’ex presidente del Consiglio, segretario del Pd, eurodeputato e oggi presidente dell’Istituto Jacques Delors, Enrico Letta.

Come e dove trovare i 500 miliardi l’anno necessari per la transizione verde e digitale? Come riporta Virginia Nesi sul Corriere della Sera, la proposta di Letta contenuta nel suo recente report sul mercato unico Ue, è quella di prevedere il versamento all’interno di un fondo comune – da dedicare proprio alla transizione – del 15% della cifra che compone gli aiuti di Stato che vengono autorizzati dalla Commissione”.

Il tema di un sistema fiscale comune viene approfondito anche da Michela Cappellini sul Sole 24 Ore da che riporta un esempio fatto da Giansanti per spiegare quanto sia importante avere regole che valgano per tutti: il prezzo del latte che in alcuni Paesi, in un passato non troppo distante, era sceso così tanto da rendere impossibile, per gli altri, competere. “Se vogliamo mantenere gli aiuti di stato – ha detto Giansanti – ci vuole anche un fondo di solidarietà per tutti gli altri Stati membri”.

Produrre di più, anche in Italia. Un punto che Giansanti sviluppa ricordando che l’import di prodotti agroalimentari ammonta a 83 miliardi. “Dobbiamo andare a prenderci quello spazio, così come dobbiamo occupare con i i prodotti del made in Italy quei 126 miliardi di euro che si stima sia il valore dell’Italian sounding”. Per raggiungere questo obiettivo nasce Mediterranea, l’associazione fondata da Confagricoltura e Unionfood per “costruire un nuovo modello di relazioni economiche lungo la filiera dal campo alla tavola”.

Fonte: Confagricoltura