Condividi
Condividi
“Vogliamo sancire la volontà delle associazioni femminili di quattro settori agricoli cardine: vino, olio, ortofrutta e riso di unirsi per fare quadrato e affrontare il problema dei cambiamenti climatici. Siccità e alluvioni sono facce della stessa medaglia. Ci siamo riunite proprio per proporre, seguendo esigenze dei territori e produttive, un documento unitario che presenteremo alle Istituzioni”. Lo ha detto Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna, all’evento “Le donne unite per l’acqua”, che si è tenuto a Palazzo della Valle.
Le imprese femminili attive in agricoltura sono 256.815. Di queste – come rivela l’analisi del Centro studi di Confagricoltura – mostrano particolare dinamismo quelle impegnate nelle società di capitali e di persone, che rappresentano il 28,2% del totale, in particolare nella fascia di età 18/29 anni raggiungono il 33,76% a dimostrazione dell’acquisita consapevolezza dell’importanza di costruire reti al femminile.
Dieci anni fa erano meno della metà, rappresentavano il 14% del totale. Il 31,5 % dei capi d’azienda agricola è donna, la percentuale più alta (40%) di imprenditrici agricole è in Molise, nel 2000 rappresentavano il 25,8% del totale.
Manutenzione dei bacini e risposte programmatiche in grado di introdurre misure stabili di resilienza e adattamento, monitorando il territorio per calcolare le diverse esigenze, coinvolgendo le associazioni imprenditoriali, a partire da quelle del comparto agricolo. Queste, in sintesi, le richieste alle Istituzioni delle imprenditrici, che evidenziano come la carenza nella gestione delle acque coinvolga anche le aziende femminili, che proprio oggi hanno dimostrato di riuscire a fare fronte comune su questi temi.
“Proprio in quest’ottica – ha concluso la presidente di Confagricoltura Donna – chiediamo alle Istituzioni di ascoltare le loro proposte anche nei luoghi in cui si programmeranno le soluzioni. A provvedimenti e misure di emergenza e piani di intervento a lungo termine occorre puntare a incentivare l’innovazione, affiancando anche soluzioni che la natura stessa può darci, come intercettare le acque provenienti dagli eventi atmosferici. La natura, proprio come l’universo femminile, è da sempre resiliente”.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), le donne hanno in mano la produzione agricola mondiale. Non solo, sono sempre le donne a contribuire in modo significativo alla sicurezza alimentare, alla gestione del territorio e delle risorse naturali. Tuttavia, continuano ad avere minore accesso al credito, ai mercati, ai ruoli decisionali.
Nell’agricoltura italiana, secondo gli ultimi dati Censis, le donne a capo di aziende agricole coltivano il 21% della SAU (Superficie agricola utilizzata), ma producono il 28% del PIL agricolo.
DONNE&RISO – La risicoltura italiana è la prima in Europa con circa il 55% di produzione di riso. Sono 10.000 lavoratori impegnati nella coltivazione del riso, e sono per il 95% concentrati tra Piemonte e Lombardia. Il Piemonte è la prima regione produttrice. Circa il 20% delle 3.600 aziende risicole è guidata da mano femminile, mentre per la percentuale restante la figura femminile attiva è in forte crescita. La famiglia dell’imprenditore risicolo si arricchisce sempre più di donne, figlie o mogli direttamente coinvolte nelle attività produttive dirette o di trasformazione. “Donne&Riso“ sostiene la necessità che la promozione di un prodotto vada di pari passo con quella del suo territorio.
DONNE DELL’OLIO – Per l’olio, le aziende guidate da donne sono circa il 30% del totale, ma arrivano fino al 41% in Calabria. Gli ettari di oliveti sono 1.158.818 (2022), rappresentando una variazione sul 2010 pari a -11,5%. Il 63% si trova al Sud fra Puglia, Calabria e Sicilia, che producono il 74% dell’intera produzione di olio. Il 15% viene prodotto al Centro fra Toscana e Lazio, che arrivano al 9% dell’intera produzione. Il 55% delle aziende ha meno di 1 ettaro e conduce il 16% dell’intera superfice olivetata, il 1,5% delle imprese ha fra 10-30 ettari, rappresentando il 14%%, mentre solo lo 0,3% delle aziende olivicole ha più di 30 ettari ed esprime il 9% della superficie totale.
LE DONNE DELL’ORTOFRUTTA – Il settore ortofrutticolo italiano conta quasi 300mila aziende attive e rappresenta circa un quarto della produzione agricola nazionale. Le donne ricoprono ruoli molto specifici all’interno delle aziende; pur rappresentando il 69% della forza lavoro, sono troppo spesso ancora assenti nei contesti direzionali. Laureata (62%), la donna lavora nell’azienda di famiglia (46,8%) o in realtà cooperative (17,7%) per più di 40 ore a settimana (67,1%); la sua giornata tipo inizia tra le 7 e le 8.30 e finisce tra le 18 e le 19, lavora anche il sabato (“sempre” il 25,3%, “a volte” il 62%) e non si ferma mai, perché si forma (87,3%) e si prende cura di figli e/o genitori e/o altri familiari (73,4%).
LE DONNE DEL VINO – Le aziende vitivinicole di famiglia hanno trovato in molti casi, nelle nuove generazioni, anche al femminile, spunti diversi e derivazioni curiose per costruire l’immagine e i prodotti della propria azienda. Le Donne del Vino hanno dato l’esempio alle rappresentanze femminili di altri comparti produttivi italiani favorendo le pari opportunità nel mondo del lavoro e delle imprese. La presenza delle donne nelle imprese del vino si concentra nel marketing e comunicazione dove sono l’80% degli addetti, nell’enoturismo e nelle altre attività turistiche, dove sono rispettivamente il 76-75% degli occupati. Prevalgono leggermente anche nel commerciale (51%), mentre nel vigneto e in cantina la loro quota crolla al 14%. Possiamo dire quindi che il gentil sesso trasforma il vino tricolore in euro.