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(CHB) – Cagliari, 05 feb 2024 – L’agricoltura e le produzioni agroalimentari, per Confagricoltura Sardegna, “devono tornare a essere strategiche per l’economia sarda e quindi devono essere in cima all’agenda politica del governo regionale. La numerosità e la diffusione delle imprese nel territorio fanno di questo settore produttivo e sociale il cardine su cui si reggono ancora la gran parte delle comunità isolane, in particolare quelle delle zone interne, che va oltre il valore economico e il contributo al PIL territoriale, tuttavia importante”, ha ricordato nel suo intervento il direttore regionale Giambattista Monne.
I DATI. La produzione primaria in Sardegna vale, in termini di valore aggiunto, circa 1,23 miliardi, mentre il settore dell’agroindustria circa 460 milioni. A livello nazionale il rapporto tra il valore prodotto dall’agroindustria e quello della produzione primaria è più che doppio rispetto a quello sardo, rispettivamente del 87,8% e 36,9%. Questo dato, fa sapere Confagricoltura, deve indurre a riflettere su quali possano ancora essere i margini di crescita del settore a valle della produzione, che da un sistema articolato e strutturato di piccole e medie industrie alimentari non può che trarre giovamento e sviluppo.
LA PAC SARDA. “Pensare e formulare una PAC sarda – secondo Confagricoltura Sardegna- serve a creare crescita economica e sviluppo territoriale e quindi a contrastare fenomeni come lo spopolamento delle zone interne, l’abbandono delle campagne e garantire il presidio del territorio, la difesa delle identità locali, la conservazione di pratiche tradizionali e la trasmissione di usi e saperi. Una PAC sarda non necessariamente alternativa a quella comunitaria, ma che rispetto a questa abbia la capacità di integrarla e di cogliere le esigenze e specificità proprie della Sardegna. Da troppo tempo si assiste alla totale coincidenza tra la PAC comunitaria e quella sarda, con l’applicazione troppo spesso acritica delle regole europee nell’ambito di documenti di programmazione per lo sviluppo rurale che si sono caratterizzati, tuttavia, per un forte sbilanciamento delle risorse destinate a finanziare le misure di sostegno rispetto a quelle destinate a finanziare lo sviluppo e il miglioramento della competitività delle imprese”.
NORME E STRUMENTI. Per Confagricoltura “Servono strumenti normativi di intervento e di disciplina, con dotazioni finanziarie pluriennali adeguate, che consentano la concreta declinazione della PAC sarda, definita dalla Giunta e dal Consiglio regionale in accordo con tutti i portatori d’interesse regionali. Strumenti orientati a ridurre le criticità strutturali del sistema produttivo agricolo regionale, dove risalta in primo luogo la ridotta dimensione delle imprese, la scarsa propensione all’aggregazione, un ancora limitato orientamento al mercato e la loro bassa capacità di assimilazione e utilizzazione nei processi produttivi della nuova conoscenza proveniente dalla ricerca. Criticità che si sommano a quelle che il comparto deve affrontare in ragione della condizione insulare della Sardegna, una tra tutte i trasporti delle merci. I costi della logistica nell’agroalimentare sono uno dei fattori che più compromettono la competitività della produzione alimentare sarda, soprattutto dei prodotti freschi, sul mercato nazionale ed internazionale.
La PAC sarda deve però andare anche oltre la mera visione produttivistica e riconoscere all’attività agricola anche quel valore di presidio e tutela del territorio che si concretizza poi con la produzione di esternalità ambientali positive di cui beneficiano anche coloro che non si occupano di agricoltura e che non vivono in ambito rurale. Ma deve dare anche sostegno allo sviluppo delle nuove forme di agricoltura, quelle che consentono la diversificazione e differenziazione del reddito agricolo, e che consentono di offrire servizi nelle comunità rurali, che oggi il sistema pubblico non è in grado di assicurare con efficienza”.