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L’articolo è presente sul numero di aprile di Mondo Agricolo, la rivista di Confagricoltura
di Gabriele Zanazzi
Oggi l’Italia e il suo settore primario potrebbero svolgere un ruolo non di protagonisti solitari, ma di apripista dell’Europa verso l’Africa
Dopo un lungo periodo di relativo disimpegno, negli ultimi dieci anni la politica estera italiana è stata caratterizzata da un rinnovato interesse per il continente africano. Anche se disomogeneo in termini di risultati e intensità, questo approccio sembra aver acquisito nuovo slancio negli ultimi mesi. L’Africa è la regione che il mondo aveva lasciato indietro, la più povera e, al tempo stesso, quella attualmente attraversata dalle trasformazioni più ampie, rapide e profonde. È attorno a questi due aspetti che ruota la competizione geopolitica tra grandi attori esterni, in primo luogo Russia e Cina.
L’ambizione di queste autocrazie è quella di assicurarsi il monopolio dei materiali critici essenziali per lo sviluppo delle tecnologie funzionali alla transizione energetica in atto, di cui l’Africa è straripante, costituendo un regime di mercato verso cui l’Occidente resterebbe inevitabilmente e strutturalmente dipendente. L’Italia, in questo momento storico, potrebbe svolgere il ruolo non di protagonista solitaria, ma di apripista dell’Europa verso l’Africa, vista anche la collocazione geografica del Paese.
È su queste premesse di contesto che poggia l’azione del Piano Mattei per l’Africa congegnato dal governo e che vede un punto di congiunzione di intenti tra l’esecutivo italiano e quello europeo. Il “Piano Mattei” rappresenta il fulcro essenziale dell’agenda strategica della politica estera del governo Meloni in Africa. Si tratta di un piano strategico volto a realizzare una nuova forma di partenariato tra Italia e gli Stati del continente africano.
La scelta di intitolare il Piano ad Enrico Mattei è intrinsecamente legata alla volontà di riprodurre un approccio “non predatorio” verso le realtà territoriali africane, titolari di oltre il 30% delle risorse minerarie mondiali e con circa il 60% di aree coltivabili, da parte italiana ed europea, promuovendo uno sviluppo sostenibile e duraturo con diversi accordi di partenariato strategico.
Da questi accordi di partenariato strategico si dirameranno una serie di iniziative progettuali che vedono coinvolte istituzioni pubbliche, associazioni di categoria e, soprattutto, le imprese interessate. Nel complesso sono previsti per le progettualità legate al Piano Mattei 5,5 miliardi di euro di fondi, di cui 3 miliardi dal Fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi dal Fondo per la cooperazione allo sviluppo. L’agricoltura emerge come elemento centrale delle iniziative del Piano Mattei per l’Africa, soprattutto considerando che il continente detiene il 60% delle terre coltivabili del Pianeta.
In particolare, la Repubblica Democratica del Congo è identificata come una risorsa chiave, potenzialmente in grado di alimentare e fornire energia elettrica per tutta l’Africa grazie ai suoi terreni coltivabili e ai fiumi.
L’obiettivo principale è quello di rendere l’agricoltura africana più resiliente e competitiva a livello globale, garantendo sia la sicurezza alimentare che l’autosufficienza per gli Stati coinvolti, oltre a valorizzare le produzioni alimentari per renderle più commercializzabili nei mercati occidentali. Per raggiungere tali obiettivi, si prevede lo sviluppo di modelli imprenditoriali locali in collaborazione con aziende italiane e l’implementazione di filiere e catene di approvvigionamento sicure.
Inoltre, sono previsti progetti di agritech in partnership con operatori italiani, centri di ricerca e Università, per introdurre tecnologie innovative come l’agricoltura di precisione e l’applicazione di nuove tecnologie abilitanti. Inoltre, il Piano Mattei abbandona la politica degli aiuti per una politica condivisa di sostegno allo sviluppo. Una collaborazione tesa a sviluppare un modello agricolo rivolto a un continente con una popolazione in costante crescita, al fine di salvaguardare la sicurezza alimentare globale, accompagnando un piano di formazione adeguato anche alla predisposizione di un sistema di reperimento di manodopera qualificata per le nostre produzioni nazionali. Attualmente, Confagricoltura, in quanto membro della Cabina di regia del Piano Mattei, sta conducendo una ricognizione, grazie all’ausilio delle strutture territoriali, rivolto alle imprese agricole associate, al fine di individuare eventuali interessi o progetti già attivi in Africa.
Al termine di questa fase, seguiranno incontri bilaterali con le ambasciate dei Paesi africani interessati, volti ad individuare le condizioni e le modalità di collaborazione ottimali. Resta sullo sfondo una riflessione necessaria. Il governo italiano agisce nella consapevolezza che le progettualità delineate nel Piano Mattei non saranno mai sufficientemente determinabili con la propria azione.
La chiave di volta è rappresentata dalla potenzialità di investimento e dalla disponibilità operativa delle imprese italiane, nonché dal ruolo di coordinamento e raccordo istituzionale fornito dalle associazioni di categoria che le rappresentano, in quanto organi preposti alla creazione delle opportunità utili alle imprese per prosperare in un terreno, per diversi aspetti, ancora sconosciuto.
Fonte: Confagricoltura