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Cagliari, 3 dicembre 2024 – “La politica regionale della Sardegna intervenga attivamente nella valorizzazione del disciplinare del Consorzio del Pecorino romano DOP per tutelare il latte proveniente dalle pecore di razza Sarda (compresa la Nera di Arbus), allevate nelle migliaia di aziende dell’Isola, e da cui arriva il 94-95% di uno dei migliori pecorini di eccellenza del Mediterraneo, apprezzato in tutto il mondo”. L’appello alle istituzioni, e nello specifico a chi si occupa di agricoltura nella Giunta e nel Consiglio regionale, arriva dal presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, che interviene nel confronto emerso questi giorni nel mondo pastorale isolano alla luce dell’assemblea dei soci del Consorzio di tutela del Pecorino romano, in programma oggi 3 dicembre a Macomer, dove si discuterà di alcuni adeguamenti al disciplinare costruiti nei mesi scorsi in collaborazione con il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
“Ogni impresa zootecnica – ha precisato Mele – è libera di allevare la razza che vuole a patto che sia consapevole di come la scelta di investire su razze diverse da quelle autoctone, inserite nella bozza di modifica del disciplinare produttivo del Consorzio di tutela, possa condizionare la trasformazione del proprio latte: un prodotto su cui auspichiamo in futuro non si potrà avviare la caseificazione di formaggi Dop. Una scelta che – ha ricordato il presidente di Confagricoltura Sardegna – gli allevatori potranno fare entro sette anni dall’approvazione ministeriale alle modifiche del disciplinare. La forza delle produzioni agroalimentari di qualità, infatti, sta proprio nel legame che le unisce ai territori di provenienza, alle caratteristiche ambientali e della biodiversità e, in questo caso, agli animali che da secoli vengono allevati in tali aree. Il binomio cibo e territorio, valorizzato anche dalle recenti politiche green della Commissione europea e inoltre dalle tradizioni produttive delle comunità che popolano i luoghi di provenienza, è una ricchezza che la politica regionale ha l’obbligo di salvaguardare soprattutto in un contesto economico super globalizzato, dove i consumatori devono poter scegliere con sicurezza prodotti sani e genuini dalle specifiche qualità organolettiche. Ecco che, per assicurare gli alti standard di qualità del Pecorino romano Dop, è necessario continuare a investire sulle razze che, tra la Sardegna, il Lazio e la provincia di Grosseto (dove, oggi, per disciplinare si può produrre il latte necessario alla trasformazione certificata), siano legate alla tradizione allevatoriale locale: da quella Sarda alla tipica Nera di Arbus, dalla Comisana alla Massese, dalla Vissana alla Sopravissana, passando per quella dell’Amiata”, ha concluso Paolo Mele.