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Sintesi dell’intervento del presidente di Confagricoltura Elisabetta Falchi al convegno “Aspetti finanziari del mercato del latte e del formaggio ovino in Sardegna"
Sassari 21 giugno 2013 Aula Magna Dipartimento di Agraria
La crisi del settore richiede, per una sua risoluzione, un piano straordinario capace di incidere in modo strutturale su tutta la filiera: dalla fase della produzione alla trasformazione e commercializzazione del prodotto.
La garanzia della qualità dei prodotti, la ricerca di nuovi mercati, una politica di aggregazione, sono i fattori più importanti che possono garantire la competitività del sistema lattiero-caseario regionale.
Accordo di filera
Affinché il comparto abbia reali prospettive di sviluppo è necessario prima di tutto avviare un processo di riorganizzazione e ammodernamento dell’intera filiera lattiero-casearia, caratterizzata da una moderna cultura che faciliti l’instaurarsi di rapporti nuovi e una proficua collaborazione tra le diverse componenti della filiera stessa.
Tra industria e agricoltura è indispensabile, infatti, una sempre più stretta collaborazione per una strategia di sopravvivenza reciproca, un patto di filiera che crei vantaggi in maniera equa per tutto il comparto e non solo per una parte.
Confagricoltura auspica, pertanto un tavolo regionale di filiera che abbia tra i suoi scopi anche quello della fissazione dei parametri per la determinazione del prezzo del latte.
Un meccanismo, cioè, basato sui reali parametri di mercato che garantisca terzietà, trasparenza, imparzialità e affidabilità delle fonti e che metta in campo tutti i dati relativi alla produzione, alla trasformazione e alla commercializzazione.
Miglioramento della qualità delle produzioni e diversificazione
E’ necessario un miglioramento della qualità delle produzioni lattiero casearie anche perché quella del latte, come ha sottolineato il dott. Contu nel suo intervento, negli ultimi dieci anni è migliorata in misura significativa. In particolare è necessario migliorare la qualità del pecorino romano, attraverso una revisione del suo disciplinare di produzione, che preveda una diversa lavorazione, con una minore salinità per es., per caratterizzarlo anche come formaggio da tavola al fine di renderlo più gradevole al gusto del consumatore e pertanto più competitivo.
Diversificazione produttiva
E’ indispensabile stimolare le aziende operanti nel comparto a orientarsi alla diversificazione produttiva, non tanto mirata a nuove produzioni, ce ne sono già abbastanza, bensì orientata alla valorizzazione delle nostre produzioni DOP: il nostro primario formaggio da tavola, il pecorino sardo DOP, rappresenta oggi poco più del 4% dei formaggi prodotti in Sardegna, il Fiore sardo meno dell’1%.
Ricerca di nuovi mercati
E’ necessaria soprattutto una diversificazione di mercato con nuove e più incisive strategie di commercializzazione dei prodotti finiti. Manca una politica di promozione adeguata per trovare mercati alternativi a quello americano, dove finisce circa il 70% del pecorino romano prodotto in Sardegna e che permette agli americani, essendo in buona sostanza unico cliente di riferimento, di imporre il prezzo d’acquisto. Dall’intervento del dott. Abis appare chiaro che esiste un alto numero di potenziali consumatori di formaggi ovicaprini.
Aggregazione delle cooperative casearie
Ai fini di una crescita di competitività è necessaria la ristrutturazione del sistema produttivo delle cooperative di trasformazione con ipotesi di collaborazione tra imprese per la riduzione dei costi relativi ai processi industriali sino alla concentrazione delle lavorazioni e a processi di vera e propria fusione Molte cooperative dovrebbero essere, infatti, al centro di progetti di razionalizzazione e aggregazione. Ciò consentirebbe la realizzazione di notevoli economie industriali, commerciali, logistiche, ecc. rispetto agli attuali costi, che sono notevolmente superiori a quelli dell’ industria privata e assai diversificati tra le stesse cooperative.
Una cooperazione competitiva in reale concorrenza con l’industria privata costituirebbe la condizione per una migliore remunerazione del latte.
Aggregazione dell’offerta
Anche per ciò che riguarda il latte è imprescindibile una maggiore aggregazione dell’offerta. Il Reg. 261/2012 (conosciuto come “Pacchetto latte”) attribuisce un ruolo più forte alle OP allo scopo di migliorare la concentrazione dell’offerta e di riequilibrare il potere contrattuale all’interno della filiera. A tal fine, lo stesso regolamento, prevede sia di incoraggiare la costituzione di OP che di consentire agli agricoltori di negoziare collettivamente i contratti attraverso le OP.