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La Commissione europea discute attualmente di etichettatura delle carni sotto diversi punti di vista. Entro la fine dell’anno dovrebbero essere approvate due proposte relative, rispettivamente, alle modalità d’applicazione dell’etichettatura obbligatoria delle carni fresche (suine, ovi-caprine e avicole) ed all’indicazione volontaria dell’origine dell’ingrediente primario di un alimento nei casi in
cui il luogo di provenienza sia volontariamente indicato e non coincida con quello dello stesso ingrediente primario.
Nel primo caso, a partire dal 13 dicembre 2013 dovrebbe essere obbligatorio indicare in etichetta lo Stato membro od il Paese terzo in cui l’animale è stato allevato e macellato (non quello in cui l’animale è nato) nei casi di carne fresca, congelata o refrigerata, mentre la menzione UE o non-UE sarà sufficiente nei casi della carne macinata.
Nel secondo caso gli elementi principali in discussione riguardano i limiti entro i quali l’indicazione in etichetta costituisce un’indicazione volontaria dell’origine (e quindi fa scattare l’obbligo di etichettare anche l’origine dell’ingrediente principale) e le modalità stesse di indicazione in etichetta. Anche in questo caso si va verso una norma meno rigida (indicazione solo di UE o non-UE) nei casi in cui l’ingrediente principale sia costituito da una miscela di ingredienti di origini diverse.
Infine si attende a breve la pubblicazione dello studio, commissionato da Bruxelles, sull’impatto di un’eventuale normativa sull’etichettatura obbligatoria della carne come ingrediente. Questo studio era stato chiesto dalla Commissione europea in seguito al cosiddetto “scandalo della carne di cavallo” di inizio anno. Secondo le prime indiscrezioni lo studio indicherebbe un possibile aumento fino al 50% dei costi per gli operatori, che per il 90% andrebbero a ripercuotersi sui consumatori. Del 12% sarebbe invece l’aumento dei carichi amministrativi. Le spese per i controlli salirebbero del 30%.