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(CHB) – Roma, 06 mar 2014 – A febbraio 2014 l’ndice dei prezzi alimentari della Fao ha registrato l’aumento più brusco dalla metà del 2012 con una media di 208,1 punti, conseguenza di tendenze del clima e di un’accresciuta domanda. Il nuovo livello è di 5,2 punti, (vale a dire il 2,6%) al di sopra dell’indice leggermente rivisto del mese di gennaio, ma è ancora del 2,1% inferiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I dati sono stati resi noti mentre giungevano notizie di picchi dei prezzi del grano e del mais in risposta ai recenti sviluppi in Ucraina, ma – secondo la Fao – l’aumento dell’Indice in febbraio non può essere attribuito interamente a questi eventi.
L’indice, che si basa sui prezzi di un paniere di derrate commerciate a livello internazionale – ha visto un aumento dei prezzi di tutte le commodity, con la sola eccezione del prezzo della carne, che è sceso marginalmente. Gli aumenti più marcati rispetto al mese di gennaio si sono registrati nello zucchero (+6,2%) e negli oli (+4,9%), seguiti dai cereali (+3,6%) e dai prodotti lattiero-caseari (+2,9%).
"L’incremento di questo mese segue un lungo periodo di generale calo dei prezzi alimentari. Ma è troppo presto per dire se questa è una vera e propria inversione di tendenza", ha commentato Concepción Calpe, economista senior della Fao. "Le condizioni climatiche sono probabilmente state elementi di rilievo nel rialzo dei prezzi di alcuni prodotti come lo zucchero o il grano, ma una domanda vivace è stato un fattore importante nel caso dei prezzi del mais, dei prodotti lattiero-caseari e degli oli".
L’Indice dei prezzi cerealicoli nel mese di febbraio ha registrato una media di 195,8 punti, un aumento di 6,8 punti, vale a dire del 3,6%, rispetto al mese precedente. Questa ripresa dei prezzi riflette principalmente le preoccupazioni per le colture di grano negli Stati Uniti, una forte domanda di cereali secondari per mangimi animali e per biocarburanti e i prezzi sostenuti del riso giapponese. Tuttavia i prezzi dei cereali rimangono, nel complesso, il 18,8% inferiori rispetto ai livelli del febbraio dello scorso anno. Gli oli vegetali hanno registrato una media di 197,8 punti, ben 9.2 punti in più (il 4,9%) rispetto a gennaio, per le incertezze sulle condizioni meteorologiche sfavorevoli nel sud-est asiatico e in Sud-America, e per una domanda sostenuta in tutto il mondo, compresa la domanda di olio di palma per la produzione di biodiesel.
I prodotti lattiero-caseari hanno registrato una media di 275,4, un aumento di 7,7 punti, il 2,9%, rispetto a gennaio e la carne 182,6 punti, solo 0,5 punti al di sotto del livello rivisto di gennaio. Dopo un calo consecutivo di tre mesi, i prezzi dello zucchero a fine febbraio hanno recuperato, spinti dalle preoccupazioni di possibili danni alla produzione brasiliana a causa dalla siccità, e a recenti previsioni di un possibile calo della produzione in India. L’indice Fao dei prezzi dello zucchero ha registrato in febbraio una media di 235,4 punti, un aumento di 13,7 punti, ovvero del 6,2%, rispetto al mese di gennaio.
L’indice, che si basa sui prezzi di un paniere di derrate commerciate a livello internazionale – ha visto un aumento dei prezzi di tutte le commodity, con la sola eccezione del prezzo della carne, che è sceso marginalmente. Gli aumenti più marcati rispetto al mese di gennaio si sono registrati nello zucchero (+6,2%) e negli oli (+4,9%), seguiti dai cereali (+3,6%) e dai prodotti lattiero-caseari (+2,9%).
"L’incremento di questo mese segue un lungo periodo di generale calo dei prezzi alimentari. Ma è troppo presto per dire se questa è una vera e propria inversione di tendenza", ha commentato Concepción Calpe, economista senior della Fao. "Le condizioni climatiche sono probabilmente state elementi di rilievo nel rialzo dei prezzi di alcuni prodotti come lo zucchero o il grano, ma una domanda vivace è stato un fattore importante nel caso dei prezzi del mais, dei prodotti lattiero-caseari e degli oli".
L’Indice dei prezzi cerealicoli nel mese di febbraio ha registrato una media di 195,8 punti, un aumento di 6,8 punti, vale a dire del 3,6%, rispetto al mese precedente. Questa ripresa dei prezzi riflette principalmente le preoccupazioni per le colture di grano negli Stati Uniti, una forte domanda di cereali secondari per mangimi animali e per biocarburanti e i prezzi sostenuti del riso giapponese. Tuttavia i prezzi dei cereali rimangono, nel complesso, il 18,8% inferiori rispetto ai livelli del febbraio dello scorso anno. Gli oli vegetali hanno registrato una media di 197,8 punti, ben 9.2 punti in più (il 4,9%) rispetto a gennaio, per le incertezze sulle condizioni meteorologiche sfavorevoli nel sud-est asiatico e in Sud-America, e per una domanda sostenuta in tutto il mondo, compresa la domanda di olio di palma per la produzione di biodiesel.
I prodotti lattiero-caseari hanno registrato una media di 275,4, un aumento di 7,7 punti, il 2,9%, rispetto a gennaio e la carne 182,6 punti, solo 0,5 punti al di sotto del livello rivisto di gennaio. Dopo un calo consecutivo di tre mesi, i prezzi dello zucchero a fine febbraio hanno recuperato, spinti dalle preoccupazioni di possibili danni alla produzione brasiliana a causa dalla siccità, e a recenti previsioni di un possibile calo della produzione in India. L’indice Fao dei prezzi dello zucchero ha registrato in febbraio una media di 235,4 punti, un aumento di 13,7 punti, ovvero del 6,2%, rispetto al mese di gennaio.