Condividi
Condividi
Siamo un Paese che importa il 50% della carne, ma non riesce a salvaguardare la propria zootecnia. La produzione di carne bovina – uno dei primissimi comparti per fatturato ed indotto dell’agroalimentare italiano – è destinata a diventare sempre più deficitaria. Luigi Andretta, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Allevamenti Bovini di Confagricoltura, in una lettera al ministero delle Politiche agricole, in relazione al decreto ministeriale in gestazione, ha evidenziato le preoccupazioni degli allevatori italiani.
“E’ una situazione di crisi diventata ormai insostenibile, al punto che molti allevamenti di bovini da carne chiudono o cambiano orientamento produttivo”; Lo ha messo in evidenza Andretta, chiedendo modifiche al decreto ministeriale attualmente in discussione “Disposizioni nazionali di applicazione del regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013”.
Lo schema di DM pone forti limitazioni alla possibilità di poter assegnare titoli di pagamento per l’erogazione dei pagamenti diretti comunitari, per quanto previsto sui pascoli permanenti e magri con il comma 6 e 7 dell’articolo 7 ‘Presentazione della domanda di assegnazione dei diritti all’aiuto e prima assegnazione’. “La disposizione – conclude il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Allevamenti Bovini di Confagricoltura – non considera le caratteristiche del territorio nazionale, che non permettono di avere sufficienti ettari a disposizione delle aziende zootecniche”.
Questo, soprattutto nella zona della pianura Padana, ha fatto sviluppare il tipo di allevamento intensivo, altamente innovativo e sostenibile, che ci contraddistingue dal resto dell’Europa. Ad avviso di Confagricoltura la necessità di terreno imposto dalla nuova politica comunitaria per accedere ai pagamenti diretti comunitari (che risultano essenziali oggi giorno per la sopravvivenza della produzione della carne bovina), deve prevedere quindi la possibilità di utilizzare pascoli permanenti e pascoli magri senza le restrizioni oggi inserite nello schema di DM.