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“La filiera del vino italiana ha espresso con forza il proprio ‘No’ ad ogni ipotesi di liberalizzazione delle etichette dei vini. Le denominazioni non vanno toccate. La contrarietà della filiera, ma anche del governo, è stata ribadita oggi dal ministro per le Politiche agricole Martina al commissario UE Hogan”.
Lo hanno sottolineato Assoenologi, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini in una nota congiunta. “Ogni ipotesi di revisione dell’attuale quadro normativo di riferimento va al di là delle competenze attribuite alla Commissione e – ha sottolineato la filiera del vino italiana – mette in discussione quel delicato equilibrio politico raggiunto in occasione della riforma dell’OCM Vino del 2008”.
La filiera ha quindi messo in guardia: “Se la Commissione decidesse di procedere secondo le ipotesi di liberalizzazione annunciate sarebbe possibile, per un qualsiasi vino europeo, riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Vermentino o Vernaccia”.
“Le denominazioni di origine sono parte integrante di rinomate DOP o IGP registrate già a partire dalla metà degli anni Settanta e che come tali vanno tutelate, anche contro fenomeni di concorrenza sleale tra gli stessi produttori europei, non certo liberalizzate – ha concluso la filiera del vino -. Sono patrimonio indiscusso della nostra vitivinicoltura, del nostro enoturismo, della nostra identità enologica e culturale”.