Condividi
Condividi
“Per i residui produttivi bisogna passare dalla logica del rifiuto e dello spreco a quella della valorizzazione dei sottoprodotti. L’economia circolare è un impegno prioritario delle aziende agricole e della cooperazione”. Lo ha detto Giovanna Parmigiani che, ad Ecomondo, è intervenuta – a nome di Agrinsieme – alla sessione pomeridiana degli Stati Generali della Green Economy dedicata all’economia circolare e all’attuazione delle “direttive rifiuti”.
“Altro aspetto fondamentale – ha proseguito la rappresentante del coordinamento di Cia, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative Italiane – è quello di ‘prevenire’ i rifiuti, di ridurli in modo consistente, cosa che è indubbiamente la migliore opzione ambientale possibile. Per far ciò sono fondamentali l’innovazione tecnologica e digitale; si pensi all’agricoltura di precisione, all’accorciamento delle filiere e delle catene di distribuzione del settore agro alimentare; con le ulteriori novità che porterà l’e-commerce creando un contatto diretto tra produttore e cliente e consentendo ampi margini di miglioramento anche in termini di riduzione dei rifiuti e degli sprechi.
Ad avviso di Agrinsieme il settore agricolo ed agroalimentare può divenire un vero attore della prevenzione dalla produzione dei rifiuti e più in generale dell’economia circolare se però si riescono a rimuovere gli ostacoli riconducibili a: barriere di mercato; cultura e abitudini; posizione geografica e infrastrutture; accettabilità sociale dell’innovazione; poca chiarezza normativa; regole stringenti e spesso interpretate in maniera restrittiva; difformità applicativa; burocrazia; poco dialogo tra mondo economico e istituzionale; scarsa integrazione tra le diverse politiche.
“Serve poi – ha concluso la rappresentante di Agrinsieme, un’agroindustria sempre più innovativa e plurifunzionale, orientata alla diversificazione che sappia proiettarsi verso nuove sfide (come quella già intrapresa con la produzione di energia rinnovabile) fino ad aggredire nuovi settori come la produzione del biometano, di bio-fertilizzanti, l’uso di bioplastiche e bio-prodotti. Infine bisogna puntare su alcune colture, come ad esempio quella della canapa, che hanno la possibilità di attivare sia filiere food sia non food, utilizzando così la maggior parte della biomassa prodotta”.