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“Sono ancora troppe le aree agricole ad alto potenziali di sviluppo che sono frenate dalla mancanza di adeguate infrastrutture”. Lo ha rimarcato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti intervenendo all’assemblea dell’Anbi “Infrastrutture, motore mancante dell’economia o suo volàno? Le opportunità della PAC 2014-2020”.
“Il trasporto delle merci e, più in generale, la logistica – ha sottolineato Giansanti – sono chiamati ad esprimere servizi efficienti ed efficaci per sostenere e moltiplicare la presenza nel sistema Paese di attività produttive e commerciali e per aumentare la competitività nazionale e internazionale delle imprese e dei territori, in un contesto di mercati ed economie globalizzate in rapidissima evoluzione. E ciò vale ancora di più per l’agricoltura.”
C’è poi il problema delle tecnologie digitali applicate all’agricoltura, alle quali occorrerà dare sempre più attenzione. “L’agricoltura dovrà diventare sempre più smart grazie ai progressi dello sviluppo tecnologico e dell’informatizzazione, allo scopo di ridurre l’impatto sull’ambiente, aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici e le caratteristiche del suolo, e, ovviamente, diminuire i costi per gli agricoltori ed auspicabilmente aumentare anche i redditi.
A parere del presidente di Confagricoltura occorre anche rendere disponibili tutte le risorse stanziate per la costruzione di nuovi invasi, anche di piccole dimensioni nelle imprese agricole, per fare la manutenzione di quelli esistenti, per l’efficientamento del sistema irriguo, attraverso una visione politica coraggiosa e rigorosa in materia di nuove infrastrutture irrigue (dighe).
Per tali motivi Confagricoltura ha sottoscritto un protocollo con l’Agenzia di coesione, per rafforzare le azioni su alcune sfide fondamentali per il Paese: lotta ai cambiamenti climatici, infrastrutture (trasporti, digitale, acqua), ricerca ed innovazione, aree interne, montagna.
“Le risorse economiche ci sono – ha continuato Giansanti – a partire dal Bando relativo al Piano di sviluppo rurale nazionale (300 milioni) alla definizione del bando relativo al Fondo per lo sviluppo e la coesione (295 milioni di euro) destinati a sostenere le produzioni agricole e la messa in sicurezza idrogeologica dei territori). Ma ci sono anche specifiche risorse nella legge di bilancio 2018, che prevede l’emanazione del Piano nazionale di interventi nel settore idrico, articolato in due sezioni: acquedotti e invasi, e del Piano straordinario per la realizzazione degli interventi più urgenti riguardanti gli invasi multi – obiettivo e il risparmio di acqua negli usi agricoli e civili. Occorre però spendere presto e bene i fondi a disposizione, compresi quelli legati alla prevenzione del dissesto idrogeologico. Non è ipotizzabile che solo l’11% dell’acqua disponibile oggi in Italia venga intercettata dagli invasi. E che rischiamo di dover restituire i finanziamenti stanziati dall’Unione Europea per le risorse idriche, perché l’apertura dei cantieri per la realizzazione di opere, i cui progetti sono esecutivi e definitivi, è bloccata dalle procedure burocratiche”.
In tale ambito un ruolo importante lo stanno assicurando e lo devono assicurare sempre più gli Osservatori permanenti sugli utilizzi idrici nei distretti idrografici, istituiti lo scorso anno proprio per favorire la gestione sostenibile della risorsa acqua, specie nei momenti di più elevata criticità, le Regioni, i Consorzi di bonifica e irrigazione e le organizzazioni agricole. Occorrono infatti politiche mirate per coinvolgere tutti gli attori.