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Creare maggiori sinergie tra il settore agricolo e le politiche di coesione, che, con i fondi strutturali, rappresentano una delle principali voci di finanziamento pubblico per le infrastrutture. E‘ questo l’obiettivo del seminario che si è svolto oggi in Confagricoltura “Le politiche di coesione per la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura: reti, infrastrutture e territorio”. Ed è per questo motivo che l’Organizzazione degli imprenditori agricoli ha sottoscritto alla fine dello scorso giugno un protocollo di intesa con l’Agenzia per la coesione territoriale al fine di favorire una maggiore e strutturata diffusione sul territorio per il settore agricolo, agroalimentare e agroindustriale delle conoscenze e delle opportunità derivanti dall’attuazione delle politiche di coesione, anche sviluppando azioni e iniziative di supporto e accompagnamento nell’attuazione dei programmi.
“La politica di coesione – ha detto il componente di giunta Donato Rossi – è fondamentale per lo sviluppo e la competitività del Paese. Gli attuali fondi del periodo di programmazione 2014-2020 sono stati usati ancora parzialmente ed è importante utilizzarli nella loro interezza, perché tali risorse sono davvero in grado di cambiare il volto del Paese e, per quanto riguarda il settore agricolo e agroalimentare, di realizzare le infrastrutture necessarie per raggiungere l’obiettivo di una sempre maggiore produttività e sostenibilità”.
Confagricoltura ricorda che, nel quadro della prossima programmazione post 2020, i fondi delle politiche di coesione saranno ancora più indispensabili, dal momento che per l’Italia si prevede un taglio del 7% delle risorse per la Politica Agricola Comune rispetto alla situazione attuale, che corrisponde a poco meno di 400 milioni di euro per anno e a circa 2,7 miliardi di euro in meno nell’intero settennio. Con una riduzione del 3,9% per gli stanziamenti dei pagamenti diretti e del 15% di quelli per lo sviluppo rurale.
“In tale contesto – ha aggiunto Rossi – diventa, quindi, indispensabile individuare gli investimenti infrastrutturali e di sviluppo economico e sociale del territorio prioritari per il settore agricolo, da cui partire per la politica del post 2020”.
“Superare il gap infrastrutturale significa permettere di avere imprese più competitive e quindi un maggiore sviluppo dell’intero Paese – ha evidenziato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. Negli ultimi dieci anni gli investimenti infrastrutturali in Italia sono calati in maniera costante, ponendoci ben al di sotto della media UE. In particolare, sono indispensabili gli investimenti nelle infrastrutture, perché siamo al 21° posto per quanto riguarda le strutture portuali e aeroportuali, al 19° posto per quelle ferroviarie, al 18° per la rete stradale. E la copertura internet interessa solo il 77% del territorio contro una media europea dell’82%”.
Nell’analisi del gap infrastrutturale del Paese emerge inoltre un’evidente differenza, anche in termini di investimenti, tra il Nord e il Sud dell’Italia. Infatti mentre al Nord vi è una combinazione di risorse pubbliche e private, al Sud i fondi utilizzati per le infrastrutture sono principalmente quelli pubblici e in particolare quelli derivanti dalla politica di coesione.
Gli interventi dei relatori del seminario hanno riguardato proprio le infrastrutture sulle quali il nostro Paese ha un impellente bisogno di interventi: i trasporti, le reti e più in generale la logistica; le infrastrutture digitali, energetiche e irrigue e, infine, le zone di montagna per le quali andranno rafforzati gli strumenti finanziari, al fine di garantire la presenza e il mantenimento dell’attività agricola e la gestione forestale sostenibile.