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Le continue piogge del mese di novembre hanno causato danni ingenti alle campagne: i terreni si trovano in una situazione di ristagno idrico che non permette né le lavorazioni – compresa l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e del digestato – né la semina dei cereali.
Confagricoltura è tornata pertanto a ribadire che tale situazione è estremamente preoccupante e ha chiesto ai ministeri Ambiente e Politiche agricole una serie di interventi volti, da un lato a permettere l’utilizzazione agronomica degli effluenti anche nei mesi di dicembre e di gennaio, dall’altro a non considerare quest’anno nel computo degli anni per rispettare la rotazione colturale per le produzioni biologiche e per quelle di agricoltura integrata.
A partire dal 1° dicembre è scattato il divieto continuativo, per almeno 60 giorni (dal 1° dicembre al 31 gennaio), di spandimento degli effluenti di allevamento e del digestato, nonostante che, a causa della situazione dei terreni, non si sia potuti entrare in campo neanche un giorno nel mese di novembre.
Nella situazione attuale si rischia di avere un periodo sospensione degli spandimenti da fine ottobre, inizio delle perturbazioni, fino a fine gennaio con la conseguenza, tra le altre, di non avere sufficiente capienza per lo stoccaggio degli effluenti zootecnici e del digestato. E’ inoltre impossibile concimare in presemina nei terreni che, a causa del maltempo, non sono ancora stati seminati. C’è poi il rischio che le imprese agricole non riescano ad adempiere agli impegni previsti, relativamente al rispetto del ciclo delle rotazioni colturali dei cereali autunno-vernini. Il risultato è che si sono riscontrati danni – dovuti al ritardo o alla distruzione nelle semine – che in alcuni casi, come in Lombardia, raggiungono il 50% della superficie.
Per tale motivo Confagricoltura ha chiesto un intervento urgente, a carattere straordinario, volto a permettere l’utilizzazione agronomica anche nel mese di dicembre, prevedendo specifici periodi in relazione all’andamento climatico. Nello stesso tempo l’Organizzazione ha sollecitato una riflessione più generale: i cambiamenti climatici in corso implicano che la gestione degli effluenti zootecnici e del digestato sia il più possibile flessibile.