Categories: Archivio, Pol. Agricole

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“C’è l’occasione di dare nuove prospettive ad una filiera agroindustriale fondamentale come quella della canapa, attraverso un piano di settore articolato e condiviso”. Lo ha sottolineato Confagricoltura nel corso della prima riunione del Tavolo di filiera interministeriale, che ha coinvolto i dicasteri di Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo Economico, e poi Agenzia delle Dogane, Arma dei Carabinieri, Crea, Ismea, Agea e tutti gli attori del comparto.

La crisi economica in atto – ha osservato Confagricoltura nell’incontro – si supera dando alle aziende agricole anche nuove prospettive e mercati innovativi; la canapa può essere davvero un’importante opportunità per le imprese, con risposte in chiave produttiva, nei settori emergenti della bioeconomia, ma anche in chiave ambientale. Poi non bisogna dimenticare che pure l’agricoltura è chiamata a contribuire al contrasto dei cambiamenti climatici e al raggiungimento dell’obiettivo di neutralità carbonica al 2050 attraverso la sua capacità naturale di assorbire CO2 in percorsi di carbon farming, dove la canapa potrà assumere un ruolo incisivo.

Ad avviso di Confagricoltura è giunto il momento di superare tutte le incertezze legate alle singole destinazioni d’uso della canapa industriale che ne hanno frenato lo sviluppo e di collaborare, ognuno per la propria parte – imprese, istituzioni, enti di ricerca ed enti di controllo – alla costruzione di un percorso di crescita del settore, che possa essere una concreta opportunità per le imprese agricole, anche in relazione ad eventuali riconversioni di alcune produzioni.

Attendiamo dal Tavolo proposte e impegni condivisi ed efficaci, a partire dai finanziamenti previsti dal Fondo per la tutela ed il rilancio delle filiere agricole cosiddette minori (tra cui la canapa), che ha una dotazione complessiva, per il 2021, di 10 milioni di euro – ha concluso Confagricoltura -. Sarà pure importante la possibilità di accedere alle ulteriori risorse del Recovery Fund per un settore che necessita di investimenti in ricerca e sviluppo e in filiere strutturate.

L’Italia che oggi conta 4 mila ettari investiti, può ambire ad essere, così come avveniva un secolo fa, uno dei principali produttori a livello mondiale e non solo di fibre.