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Superare le visioni univoche ed aprirsi ad un approccio di filiera dove ogni organizzazione si confronta con le diverse sfaccettature della realtà produttiva del settore. Con questo spirito, pragmatico e costruttivo, la filiera vitivinicola italiana -rappresentata da Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc e Assoenologi – ha affrontato oggi, a Vinitaly 2015, le principali problematiche del settore.
La presenza congiunta delle sette Organizzazioni è frutto di una collaborazione e di un confronto continuo, avviati a fine 2013, e che sono cresciuti in questi ultimi mesi con il lavoro sul "Testo unico della Vite e del Vino". L’obiettivo è rafforzare l’attenzione sul settore vitivinicolo e riportare il punto di vista delle aziende al centro della discussione, ribadendo i valori della filiera e confermare che essa è protagonista non solo del settore agricolo, ma dell’economia nazionale. “C’è bisogno – hanno ribadito a Verona le sette sigle – di una visione lungimirante e di una valutazione delle misure che sia concertata ed approfondita. Occorre programmare per tempo le politiche di settore ed essere più attivi nelle decisioni, guardando alle esigenze specifiche delle aziende e cooperative vitivinicole”.
I presidenti hanno presentato il punto di vista delle organizzazioni della filiera sui temi fondamentali e di attualità per il settore. A cominciare dal sistema di autorizzazione agli impianti vitati, su cui è assolutamente necessario avviare la discussione, alle esigenze di investimento ed alle azioni di marketing, che acquistano una valenza fortemente rilevante in termini di occupazione, reddito, attrazione ed accessibilità dei territori interessati. Dal contributo che il settore ha dato alla discussione della sostenibilità in agricoltura, alla manifestazione della necessità di maggiore aggregazione, di prodotto e di soggetti, e di politiche che la favoriscano. Con la valorizzazione del ruolo della cooperazione per l’aggregazione di tanti piccoli produttori, permettendo di raggiungere le dimensioni aziendali richieste dal mercato.
I presidenti hanno quindi ribadito il ruolo fondamentale della promozione che “ha consentito di raggiungere risultati economici e commerciali molto efficaci, ma che mostra criticità nella spesa da parte delle Regioni”.
La filiera ha presentato una proposta molto dettagliata nella logica di far prevalere l’interesse nazionale, rispetto ai particolarismi locali.
Per arrivare sui mercati mondiali è necessario valorizzare i marchi, espressione del nostro territorio, anche attraverso la grande distribuzione organizzata (GDO), ma la protezione internazionale dei vini a denominazione di origine è ancora un miraggio. Gli illeciti si moltiplicano, specie nel commercio elettronico, con il web che diventa il luogo “ideale” per perpetrare condotte ingannevoli nei confronti dei consumatori e per provocare danni alle denominazioni.
“Il TTIP (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) – ad avviso della filiera vitivinicola – è molto rallentato, data la distanza di posizioni emerse nei primi sette round e la questione della protezione delle IG finora non è stata affrontata. Ad oggi l’unico sistema valido di protezione sono gli accordi bilaterali della UE con i singoli Paesi Terzi. Tutto questo a poco più di un mese dall’inizio di Expo 2015, dove il vino italiano avrà il suo palcoscenico mondiale”.
Sono intervenuti all’incontro il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, l’europarlamentare Paolo De Castro, Il primo firmatario del Testo Unico e presidente della Commissione Agricoltura della Camera Luca Sani ed il relatore del provvedimento Massimo Fiorio.