Categories: Archivio, PSA

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Nei mesi scorsi, la vetrina di Expo vietata al maialetto sardo termizzato (peraltro assolutamente in regola con quanto disposto dalla Direttiva comunitaria, la 2002/99/CE, recepita in Italia dal Decreto Legislativo 27 maggio 2005, n. 117) aveva sollevato una forte reazione da parte di parlamentari nazionali, regionali e da tutte le OO.PP.AA. nei confronti del Ministro che, anche in sede di question–time, si era impegnato ad affrontare il problema. Questo impegno si concretizzava in un protocollo con il quale si autorizzava “l’introduzione nel sito dedicato ad “Expo Milano 2015” di prodotti tipici a base di carne suina sottoposti a trattamento termico”. Tale disposizione specificava altresì il “divieto di vendita e/o commercializzazione all’esterno” e imponeva che i prodotti ed i sottoprodotti non utilizzati dovessero essere “smaltiti come materiale di categoria 1 ex Reg. CE n. 1069/2009 oppure re-inviati in Sardegna”. E’ da sottolineare che, quando si parla di smaltimento di materiali di Categoria 1, il Regolamento Comunitario prevede materiali a rischio (?). Orbene, fermo restando che non si comprende quale successo si possa riconoscere di fronte ad una autorizzazione di tale tipo, la domanda che a distanza di più di un mese di “liberalizzazione” ci poniamo è: ma quanti maialetti termizzati sono partiti dalla Sardegna?

E’ questa la giusta dignità da dare ad uno dei prodotti tipici della nostra terra? E perché nei siti istituzionali dove dovrebbero essere rappresentate le eccellenza isolane, ad oggi non c’è traccia del maialetto?

Il vero problema è un altro: l’eradicazione della PSA. Questo si che sarebbe un risultato economico importante. A questo proposito Confagricoltura Sardegna ha inviato una richiesta di incontro al Responsabile dell’Unità di Progetto per la eradicazione della Peste Suina Africana per conoscere lo stato di attuazione del Piano.