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Scanavino, a nome del coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, scrive al ministro Martina: le modifiche apportate al nuovo testo sono del tutto insufficienti ad attivare gli investimenti necessari per dare futuro al settore agroenergetico.
Agrinsieme torna sul decreto che dovrà ridefinire gli incentivi per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili non fotovoltaiche. Dopo una prima lettera inviata al ministro delle Politiche agricole, il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari scrive di nuovo a Maurizio Martina per esporre considerazioni e preoccupazioni rispetto all’ultima stesura del decreto. Due restano le principali questioni irrisolte: il livello degli incentivi e l’uso dei sottoprodotti.
Più in dettaglio, si legge nella missiva a firma del coordinatore Dino Scanavino, “per quanto riguarda le tariffe incentivanti relative a impianti a biogas e biomasse, siamo ancora lontani dalla richiesta avanzata in precedenza dal nostro coordinamento. Ribadiamo pertanto l’assoluta necessità che per gli impianti a biomasse e biogas di potenza fino a 300 kWe, venga mantenuto il livello d’incentivazione stabilito dal decreto del 6 luglio 2012. Ci teniamo a ribadire che si tratta di impianti di piccola taglia che utilizzano prevalentemente sottoprodotti e che per le loro caratteristiche valorizzano la filiera corta, le risorse del territorio, le imprese agricole e forestali, attivando quindi lo sviluppo sostenibile e responsabile a scala locale”.
“Riteniamo, inoltre, necessario preservare un adeguato livello di incentivazione per gli impianti a biomasse e biogas di potenza superiore se realizzati in forma associativa o cooperativa che utilizzano biomasse di provenienza nazionale -dice la lettera-. Occorre altresì una revisione del sistema di calcolo dell’incentivo per gli impianti a biomasse, ai quali a breve si applicherà la tariffa onnicomprensiva, in relazione all’andamento del mercato dell’energia”.
“Altra questione di assoluto rilievo è quella relativa all’uso dei sottoprodotti e, in particolare, alle disposizioni dell’articolo 23 del decreto che vanno in direzione opposta rispetto a quella da noi auspicata di un incremento della loro valorizzazione energetica. Nonostante ci risulta sia stato scongiurato nell’ultimo testo del decreto il pericolo di esclusione della sansa dalla Tabella 1A -spiega la missiva- le limitazioni ancora previste sui sottoprodotti, oltre a non trovare alcun fondamento giuridico, sono anche in contrasto con il lavoro che sta portando avanti, da alcuni mesi, il Ministero dell’Ambiente con il nuovo regolamento per la classificazione come sottoprodotti dei residui di produzione utilizzati nel settore energetico, volto ad ampliarne l’uso proprio nelle filiere del biogas e della combustione di biomasse.
Per tali ragioni, il coordinatore nazionale di Agrinsieme chiede al ministro Martina “di sostenere l’eliminazione delle sopra indicate disposizioni e, dunque, l’intero articolo 23” e, sempre rimanendo in tema sottoprodotti, “di sostenere le iniziative relative a impianti a biomasse e biogas alimentati esclusivamente con sottoprodotti, che hanno fatto richiesta di incentivo ai sensi del DM 6 luglio 2012 attraverso l’iscrizione al primo registro del 2012 ma che, ad oggi, rischiano di non riuscire a realizzare gli impianti nei termini previsti dalla normativa vigente. Questi impianti si troverebbero pertanto costretti ad accedere agli incentivi del nuovo decreto, con il rischio però di vedersi applicata una ulteriore decurtazione dell’incentivo nella misura del 15%. È questo il caso di molte iniziative collegate alla filiera olivicola che prevedono la realizzazione di impianti a biogas e a combustione con uso esclusivo di sansa”. Ecco perché ora Scanavino chiede a Martina di “prevedere una proroga di almeno 18 mesi dei termini per la realizzazione di tali impianti e, quanto meno, di scongiurare la previsione della decurtazione dell’incentivo che renderebbe anti-economica la realizzazione di impianti connotati da una forte valenza ambientale”.
Più in generale, per il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, “è evidente che le modifiche apportate al nuovo testo sono del tutto insufficienti ad attivare gli investimenti necessari per dare futuro al settore agroenergetico” e, quindi, sarebbe necessario l’intervento del Mipaaf presso il Ministero dello Sviluppo Economico “affinché siano introdotte -conclude la lettera di Agrinsieme- le necessarie modifiche”.